CAPITOLO 6
6.7.3 - Ritorno a Nova Treno e ultimi anni di Narciza

Non si sa di preciso quale sia stato il motivo che più di ogni altro ha fatto prendere a Narciza la decisione di lasciare il Garabel, una terra di cui lei è comunque padrona, per trasferirsi a Nova Trento; non sappiamo se soprattutto è stata la difficoltà di vivere in un posto così selvaggio oppure il fatto di essersi trovata senza più nulla e senza più soldi ma c’è da supporre che Narciza, in questo momento di estrema difficoltà, preferisce tornare al suo paese natale, in cui si sente più sicura ed in cui ha parenti e amici che spera la possano aiutare.

L’idea di trasferirsi a Porto Franco e vivere affianco ai cognati con cui ormai non ha più rapporti e considera cattivi e traditori credo proprio che non l’abbia mai presa in considerazione!!!

Narciza si decide a lasciare il Garabel su invito dei suoi pareti che certamente non sono tranquilli a saperla in mezzo al mato tra mille difficoltà e con 7 figli da crescere ma è soprattutto l’intercessione della vecchia mamma Angela Grot che riesce a convincere la figlia Narciza ad abbandonare per sempre il Garabel e trasferirsi in una casa che ha fatto predisporre appositamente per la figlia localizzata ai pedi del Morro da Cruz di Nova Trento.

Anche questa nuova vita inizia tra molte difficoltà soprattutto economiche perché la familgia Tirloni è davvero ridotta sul lastrico ma fortunatamente i figli più grandi riescono tutti a trovare un occupazione e possono contribuire alla stentata economia familiare: il figlio maggiore Marcial Alexandre ha 17 anni ed inizia a lavorare come garzone nell’emporio del signor Luiz Busnardo, la figlia Luiza che ha 15 anni va a lavorare come domestica presso un afamiglia benestante ed il figlio Joao che di anni ne ha solo 13 inizia a lavorare come aiutante muratore.

Il vecchio zio Joao ammette che in questi primi periodi il denaro in casa era talmente scarso che praticamente dovevano lavorare in cambio di cibo, se non si lavorava non si mangiava… Siccome il denaro guadagnato era appena sufficiente per sfamarsi, e non c’era modo di fare anche il benché minimo rispario, all’emporio per comprare tutto il resto si doveva andare a credito sperando che con il tempo la situazione econonomica migliorasse e si potessero saldare i debiti.

Purtroppo invece la situazione è andata avanti in questo modo per diversi anni tanto che ad un certo punto Narciza deve addirittura vendere la casa lasciatale dalla madre Angela per pagare tutti i debiti che aveva contratto con l’emporio e trasferisce tutti i suoi figli in una piccola casa di legno presa in affitto!!! La cosa davvero triste è che in quell’epoca la famiglia era ancora proprietaria della terra nel Garabel ma a Nova Trento, dove vivevano, non avevano nemmeno un piccolo orto da coltivare per avere un po di cibo…

Stando ai racconti tramandati sembrerebbe che nessuno dei familiari si sia mosso in aiuto della sfortunata famiglia Tirloni ma va anche considerato che la situazione con i parenti Morelli, Maestri e Tridapalli è davvero molto brutta anche per colpa del problema del furto di eredità; probabilmente va anche detto che Narciza, proprio perché considera tutti i cognati come traditori non è molto ben disposta ad ascoltare loro eventuali consigli economici o magari anche se li ascolta fa fatica a metterli in pratica ma questa è un ipotesi che in un momento così complicato non ha più motivo di esistere.

Narciza viene descritta dai suoi stessi figli come una donna molto buona e brava ma del tutto priva di capacità commerciali; questo era stato una delle tante cause che l’aveva portata a svendere tutto quello che avevano nel Garabel ma adesso che si trova a Nova Trento Narciza non possiede più nulla quindi il discorso di fare fruttare i suoi beni viene a decadere…

Di fronte alla miseria più nera e con un economia familiare che è praticamente ridotta alla sussistenza giornaliera, senza possibilità di proiettarsi al futuro, è già tanto che i Tirloni riescano ad avere qualcosa da mangiare tutti i giorni!!! A questo punto non si può certo accusare Narciza di non essere capace di gestire i suoi risparmi o di far fruttare quello che ha!!!

Proprio a tal proposito ed alla luce di quanto detto fin’ora, pare davvero strano o comunque difficilmente interpretabile un aneddoto che la riguarda ritrovato nella corrispondenza tra i due rami della famiglia: in una lettera scritta nel 1934 dal nipote italiano Angelo Tirloni (figlio di Emanuele Tirloni, fratello minore del povero Joao) a Rosina Tirloni Tridapalli (cognata di Narciza) il giovane Angelo scrive: “il più che a noi rincresce è della zia Narcizia che va male, lei i consigli di voi li vuole capire poco ma cosa volete cercate di esaminarla e fate del bene”.

Nessuno sa quali fossero di preciso i consigli dati dalla cognata Rosa che Narciza non voleva capire ma davvero risulta difficile pensare che, in una situazione grave come quella in cui versa, Narciza possa pensare a fare anche economie in previsione di benessere futuro.

Anche tra queste due cognate i rapporti non sono certo idiliaci per i vari motivi esposti precedentemente ma sono pur sempre parenti e nei momenti di maggiore difficoltà ci si deve rivolgere anche a loro… Probabilmente proprio in uno di questi momenti Narciza ha parlato con la cognata Rosa esponendo i suoi problemi magari con la speranza di ricevere aiuto e Rosa si è sentita in dovere di ammonirla circa i probabili rischi cui andava incontro.

Purtroppo però quando si deve fare i conti con il cibo quotidiano e con la fame tutto sembra lecito ed anche la manovra economicamente più scelerata (come ad esempio vendere la casa ricevuta dalla madre) appare come l’unica soluzione per mettere un po di cibo nello stomaco e sopravvivere!

Analizzando questa lettera appare chiaro il consiglio che traspare dalle parole del nipote Angelo: comunque stiano le cose il giovane Angelo suggerisce alla zia Rosa di portare pazienza e capire le indigenze in cui versa la zia Narciza, arriva addirittura a suggerire di “fare del bene” cioè aiutarla anche economicamente.

Angelo in quel tempo è un giovane di 21 anni e può sembrare sfrontato il fatto che si permetta di dare un simile suggerimento ad una persona di già 50 anni ma bisogna considerare che Angelo scrive sempre per conto di suo padre Emanuele (fratello di Rosa) ed il suo compito è riportare fedelmente quello che viene suggerito dal genitore quindi in questa chiave va letto l’ammonimento scritto alla zia brasiliana: i parenti italiani, preoccupati per la sorte della cognata Narciza e dei suoi figli suggeriscono alla ricca sorella Rosa di “mettersi una mano sul cuore” e aiutare in qualche modo i parenti indigenti.

Le incomprensioni purtroppo peggiorano ed i rapporti tra le due cognate si raffreddano sempre di più fino ad arrivare al punto in cui ci rimettono anche i giovani figli di Narciza; avviene infatti una cosa davvero triste che sicuramente è dettata più dalla rabbia momentanea che da oggettiva cattiveria: sul finire degli anni ‘30 uno dei figli più piccoli di Narciza (non sappiamo se si trattasse di Argentino o Palmo), mosso dalla fame o mandato dalla madre, si reca all’emporio che la zia Rosa gestisce a Nova Trento, entrato all’emporio vi trova il marito – lo zio Carlos Carlin Tridapalli – e gli chiede 5 biscotti specificando che non li vuole come regalo ma al contrario di segnare il prezzo sull’apposito conto affinchè vengano pagati.

Lo zio Carlin non si fa problemi, segna la spesa sul conto della cognata e concede i biscotti al nipote che ringrazia contento, esce dall’emporio e si avvia verso casa. Subito dopo arriva nell’emporio la zia Rosina ed il marito la mette subito a conoscenza dell’accaduto e lei, non approvando quanto da lui fatto, lo obbliga a raggiungere il nipote e farsi ridare indietro i biscotti!!!

Coniugi Rosa Tirloni e Carlos Tridapalli (fotografie – anni ’20 / ‘30)

Come si può vedere quindi il destino della famiglia Tirloni rimane quello di vivere ancora per molti anni nell’indigenza e nella povertà aiutati soprattutto dagli altri abitanti di Nova Trento che di volta in volta cercavano di venire incontro alle necessità più impellenti di questa sfortunata ma comunque tenace famiglia.

La loro condizione migliora solamente grazie alla fabbrica di tessuti “Carlos Renaux” che sorge lungo la strada che porta verso Brusque. Questa ditta era nata verso la fine dell’Ottocento ma subisce un grande ampliamento verso la fine degli anni ’40 e proprio per questo motivo inizia a richiamare forza lavoro da tutti i paesi del circondario.

Fabbrica di tessuti Carlos Renaux (fotografia – anni ’40)

Tutti i 7 fratelli Tirloni, uno ad uno, riescono a trovare impiego in questa fabbrica e quattro di questi (Marcial, Joao, Argentino e Maria) lavoreranno in questa fabbrica per più di 30 anni fino alla pensione.

La fabbrica funziona con 2 turni, il primo dalle 5:00 alle 13:30 ed il secondo dalle 13:30 alle 22:00, quindi tutti i fratelli Tirloni hanno la possibilità di trovare altri lavori da fare durante i loro turni di riposo ed è proprio grazie a questa congiuntura che tutti i fratelli riescono, dopo anni di sacrifici e privazioni, a poter gettare le basi per costruirsi un avvenire migliore.

Con i primi risparmi riescono a prendere in affitto una casa ben lungi dall’essere lussuosa ma quantomeno un po più grande ed un po più bella rispetto a quella in cui abitavano prima e vi si trasferiscono tutti; con il tempo riescono a far fruttare la loro caparbia tenacità e poco alla volta riescono ogniuno ad impostare la propria vita su basi quanto meno decenti.

I fratelli Tirloni man mano si sposano e lasciano la casa materna ma non si dimenticano di tutti i sacrifici fatti dalla loro mamma assistendola per tutta la vita; Narciza continua sempre a vivere in una casa in affitto, aiutata economicamente dai figli, ma anche per lei finalmente arriva un po di tranquillità e può permettersi di passare una vecchiaia serena ma sempre nella semplice umiltà e sobrietà, cullata nei suoi ricordi dal cachimbo che apparteneva al povero marito Joao.

Narciza ormai non deve può sobbarcarsi i problemi economici della sua famiglia, cosa che tanto la opprimeva e la impensieriva anche a causa della sua manifesta incapacità gestionale, ora è un’anziana donna di casa aiutata dai figli e vegliata dai suoi due angeli custodi (il marito Joao ed il figlio maggiore Salvador, le cui foto fanno sempre bella mostra nella sua casa) e si dedica alla professione di “nonna” infatti farà in tempo a veder nascere quasi tutti i suoi 47 nipoti!!!

Si fa ritrarre insieme a tutti i suoi figli nell’unica sua fotografia giunta fino a noi probabilmente a cavallo tra gli anni ’40 e ‘50.

Famiglia Tirloni ritratta a Nova Trento (fotografia – anni ’50)

In ordine di posizione si vedono:
Argentino (Lino), Palmo, João, Marcial, Luiza, Madalena, Maria
Narciza

Questa foto è un autentico capolavoro in cui nulla viene lasciato al caso. Narciza, la matriarca, è l’unica seduta ed i figli sono a semicerchio dietro di lei con un preciso ordine: uomini e donne divisi e disposti in base alle età con i più vecchi (Marcial e Luiza) vicini alla mamma ed i più giovani via via sempre più distanti. Un vero esempio di arte fotografica come un tempo si sapeva fare!!!!

Non sappiamo con precisione in che occasione viene scattata questa foto, il fatto che tutti siano vestiti eleganti lascia immaginare che si tratti di una festa o ricorrenza particolare, magari un matrimonio oppure un compleanno particolarmente significativo della mamma Narciza.

Tutti sono formali ed impostati, come si usava fare un tempo quando ci si faceva ritrarre in “fotografie ufficiali” la serietà era d’obbligo!!! Narciza appare vestita in maniera semplice e tutto sommato dimessa, non sappiamo quanti anni possa avere ma se si prendono in considerazione i volti dei figli (che sono ormai tutti adulti) si può desumere che la matriarca abbia superato i 60 anni.

I suoi capelli sono ancora molto scuri (a differenza della maggior parte dei Tirloni che in vecchiaia tendono ad incanutire precocemente), la sua figura non è certo minuta ma al contrario appare una donna forte che non si è lasciata piegare dalle tante tribolazioni e disgrazie passate.

Osservandola si possono leggere tutti i segni che il tanto lavoro e la tanta fatica fatte hanno lasciato sul suo volto e sulle sue grandi mani dove appare ancora ben salda, dopo tanti anni di vedovanza, la fede nuziale. Questo dettaglio ci riporta alla mente il grande ricordo che Narciza conserverà per tutta la vita del povero marito e adesso che abbiamo conosciuto il suo volto possiamo rivivere pienamente l’immagine di Narciza che, dopo aver acceso il cachimbo che fu di Joao, socchiude gli occhi e si riabbraccia al suo uomo perso tanti anni prima!!!

Lo zio Dorval Luiz Maestri, figlio di Albina Tirloni, si recava spesso a Nova Trento per trovare i parenti e così ricorda la zia Narciza: “coitadinha, muito pobrezinha, morava numa casinha lá em cima na Madre Paulina” (= una contadina, molto poverina, viveva in una piccola casa là in cima al santuario di Madre Paolina).

Questo racconto dello zio Dorval è molto interessante e va focalizzato sotto due punti di vista: anzitutto bisogna notare l’uso delle parole fatto dallo zio Dorval ma è interessare notare anche l’importanza in se che rappresentano queste visite.

Da un lato lo zio Dorval fa notare con le sue parole, soprattutto con l’uso dei diminutivi, il fatto che pur nell’umiltà in cui vive, Narciza non manca di fare scaturire una forte dignità. Questa descrizione è un immagine quasi bucolica che fa venire alla mente le parole che papa Giovanni XXIII usava parlando di se stesso: “vengo dall’umiltà, educato ad una povertà contenta e benedetta”. La povertà e la piccola casa di Narciza non vengono da lei vissute come una condanna ma come una condizione vissuta con grande dignità.

Narciza non è una donna di cui avere pena ma al contrario una donna da ammirare proprio per la dignità con cui ha vissuto tutte le tribolazioni e le prove che il destino le ha riservato!!!

La seconda cosa davvero molto bella da notare è il fatto che Narciza accetta le visite del nipote!!! Questa è una cosa molto importante perché lo zio Dorval non è un nipote qualunque ma è uno dei figli proprio di Albina, la cognata che tanto litigava con il defunto marito di Narciza e sicuramente veniva accusata come causa di tutte le disgrazie capitate alla famiglia Tirloni… Albina e Narciza, le due cognate rivali, vivranno entrambe molto a lungo e addirittura Albina sopravviverà due anni in più di Narciza, quasi sicuramente le due donne non faranno mai pace ma il figlio di Albina, non essendo colpevole di quanto accaduto, viene da Narciza lasciato fuori da queste schermaglie e viene accolto nella sua umile casa.

Bisogna infatti raccontare che anche in tempi successivi, quando tutti i figli sono ormai adulti, i rancori non si sono del tutto sopiti tant’è vero che uno dei figli di Narciza un giorno ha una brutta reazione nei confronti della vecchia zia Albina ed arriva ad offenderla con parole di accusa molto gravi incolpandola della prematura morte di suo padre.

Anche in quest’occasione il saggio zio Joao preferisce non rivelare il nome del fratello che ha osato offendere così tanto la zia Albina ma ricorda ancora bene il livello dell’accusa: “...se a senhora não tivesse roubado o dinheiro do empório, meu pai jamais teria comprado o sitio do Garabel...ele não estaria morto...por culpa da senhora é que ele morreu... A senhora nunca tinha dinheiro para pagar os lucros mas teve dinheiro para comprar a parte dele…” (= …se la signora non avesse rubato il denaro dell’emporio, mio padre non avrebbe mai comprato la terra nel Garabel e non sarebbe morto…. è per colpa sua se è morto… la signora non aveva denaro per pagare l’affitto ma ne aveva per rilevare la sua quota).

Volutamente nel raccontare questo aneddoto lo zio rimane molto vago e non si capisce se effettivamente si sia trattato di un alterco faccia-a-faccia tra zia e nipote oppure se erano accuse che il fratello faceva in casa nei momenti di rabbia ma senza permettersi di riferirle personalmente alla vecchia zia.

Non sappiamo come Narciza abbia giudicato queste esternazioni di suo figlio; non sappiamo se lei lo abbia appoggiato o magari abbia cercato di stemperare le sue accuse e non sappiamo nemmeno cosa eventialmente abbia risposto la zia Albina al nipote nel caso avesse avuto lo sprezzo di dirle quello che pensava ma certo non è bello che siano stati usati questi toni; possiamo umanamente comprendere la rabbia di una persona che ha perso il padre durante l’infanzia ed ha per questo dovuto combattere contro la fame per decenni ma le parole da lui usate sono davvero troppo dure da poter essere accette e scusate!!!

Narciza durante la sua lunga vecchiaia non ha mai mancato di fare emergere la sua semplice bontà d’animo e la sua dedizione verso il prossimo. Viene descritta da tutti quelli che l’hanno conosciuta come una donna molto buona e tutti conservano di lei un bellissimo ricordo e non mancano di risaltare sopratutto le sue doti umane. E’ una donna di grandissima fede e di totale altriusmo, non pensa mai a se ma solo ed esclusivamente ai suoi figli nuore generi e nipoti avendo a cuore la loro felicità e cura in maniera totale (tant’è che nei momenti di difficoltà si priva di tutto quello che ha pur di garantire il cibo giornaliero ed i vestiti alla sua prole).

Proprio perché aveva provato sulla sua pella cosa volesse dire essere poveri e soli di fronte alle difficoltà, Narciza adesso si sente quasi in dovere di dare il suo contributo, anche piccolo, fatto di semplici azioni, per fare in modo che nessun’altro nella sua comunità di Nova Trento passi quello che è toccato a lei ed è proprio per questo che cerca in tutti i modi di educare i suoi figli inculcando loro il concetto di aiuto reciproco. Il figlio Joao e la nuora Francisca raccontano entrambi che Narciza si prodigava sempre (anche più di quanto potesse realmente fare) per aiutare gli altri ed esortava sempre tutti i suoi familiari e conoscenti a fare del bene al prossimo!!!

Narciza viene ricordata per il suo diretto operato tra la gente di Nova Trento soprattutto a livello domestico e casalingo con le giovani donne; la nuora Maria Josefina Daròs (moglie del vecchio zio Joao) ricorda infatti che la suocera Narciza si prodigava molto come levatrice prendendosi cura delle mamme e dei loro neonati fino a quando questi ultimi non perdevano il cordone ombelicale.

Racconta anche che quando lei, non ancora sposata con lo zio Joao, è rimasta incinta del primo figlio, i suoi genitori per reazione l’avevano espulsa dalla loro casa mentre la futura suocera Narciza l’ha immediatamente accolta senza mai giudicarla per le sue scelte (un tempo in casi come questo la maggior imputata di colpe era sempre la donna mentre l’uomo veniva sempre assolto) ed ha fatto del suo meglio per realizzare una bella festa di matrimonio con musica ed allegria fino all’alba.

Esattamente come quando era giovane e si era trovata di fronte alla scelta impegnativa di abbandonare la vita di paese per trasferirsi nel Garabel, Narciza anche in occasioni come questa difende a spada tratta la felicità dei figli, se questa è la loro scelta, se questo è quello che li rende felici allora lei è favorevole ed approva con entusiasmo. Forse proprio perché per molti anni le sue scelte sono state giudicate dai parenti del defunto marito, ecco che ora Narciza non giudica i suoi congiunti per evitare che questi si sentano addosso gli stessi sguardi pesanti ed accusatori, sentano le stesse parole dure e vedano lo stesso “scrollare le teste” che probabilmente tanto l’hanno ferita in passato.

Sia lei che tutti i suoi figli sono molto religiosi e devoti, la preghiera in casa Tirloni è all’ordine del giorno e la Messa viene vissuta come un momento sacro ed irrinunciabile; era sempre stato così in questa famiglia, fin dagli albori. Anche tra le mille difficoltà del Garabel, quando era ancora vivo il povero marito Joao ma anche dopo la sua morte, la famiglia non mancava mai alle funzioni religiose ed anche nei momenti di grande difficoltà, quando la speranza veniva meno, la preghiera quotidiana diventava un momento per rinfrancarsi dallo scoramento e ritrovare la speranza nel domani.

Tutti questi aneddoti riportati rendono ben giustizia a questa famiglia che da tutti i Neotrentini che li hanno conosciuti vengono indistintamente definiti come “gente buona” o “gente di cuore”!!!

Nel 1949 arriva a Nova Trento il cognato italiano Emanuele Tirloni, fratello del suo povero marito Joao; i figli di Narciza, avvertiti dell’imminente arrivo dello zio dai parenti Tridapalli si mettono a disposizione e fanno tutto quello che era nelle loro possibilità per garantire una bella accoglienza allo zio italiano ed anche Narciza lo riceve volentieri nella sua umile casa.

Durante questo incontro i due cognati, che non si vedevano da 40 anni e probabilmente per tutti questi anni avevano mantenuto sporadici rapporti epistolari pressoché per pura formalità, hanno modo di parlare e chiarirsi su problemi che ormai duravano da decenni. E’ così che Emanuele, il quale probabilmente era al corrente del fatto che Narciza non avesse ricevuto i soldi dell’eredità del patriarca Alessandro deceduto da quasi 25 anni, ha l’occasione per dimostrare la sua innocenza e scagionare tutti i parenti italiani dal dubbio di non aver voluto considerare nelle spartizioni il fratello Joao prematuramente morto. Rimane ancora aperto il dubbio sul perché nessuno abbia risposto alle 3 lettere scritte da Narciza ma può darsi che non siano mai giunte a destinazione quindi il cognato possa essersi scagionato in questo modo anche da questa accusa…

Narciza dimostra di essere una donna saggia, crede alle parole del cognato e si “riconcilia” con i parenti italiani.

I cognati Narciza Geselle ed EmanueleTirloni come dovevano apparire al momento del loro incontro nel 1949

Dopo questo incontro chiarificatore con il cognato italiano Narciza trascorre serenamente ancora molti anni in cui vede nascere, crescere e diventare grandi tutti i suoi numerosissimi nipoti ma non si ferma mai dall’aiutare come può i suoi familiari. Ad un certo punto, per non lasciarla vivere in casa totalmente sola, la figlia minore Maria Tirloni Daross, probabilmente poco dopo essersi sposata, le chiede di andare ad abitare nella sua casa ed è così che Narciza si trasferisce dalla figlia minore e si occupa delle faccende domestiche e della crescita dei bambini mentre la figlia è al lavoro alla fabbrica Renaux.

È proprio in questa casa che Narciza, che molto probabilmente nel frattempo è diventata anche bisnonna, festeggia l’importante traguardo – cosa non molto comune in quell’epoca – degli 80 anni. Purtroppo non abbiamo testimonianze o fotografie relative a quella ricorrenza; un tempo non era prassi festeggiare il compleanno ma c’è da credere che almeno in occasione di una ricorrenza così importante tutta la sua grande famiglia si sia riunita ed abbia organizzato una bella festa in cui Narciza, dopo tanti anni di dolori, fatiche e privazioni, era l’assoluta protagonista. Ad una simile età deve essere stata sicuramente tra le persone più vecchie di Nova Trento se non addirittura la più vecchia della piccola cittadina!

Dopo tutto quello che le è capitato tutti si augurano che almeno adesso Narciza venga risparmiata dalla sorte avversa ma purtroppo per lei non è così. Verso la fine di quello stesso anno in cui aveva raggiunto i traguardo degli 80 anni uno dei suoi figli più giovani, Palmo, inizia ad accusare persistenti problemi di salute, si sottopone ad esami ed il referto non lascia scampo: leucemia… Probabilmente all’inizio la vecchia madre viene tenuta all’oscuro di questa grave sentenza che i medici hanno dato al figlio ma la tremenda malattia procede ad un ritmo davvero fulminante e solamente due mesi dopo questo tremendo verdetto, il 28 Febbraio 1966, la vecchia Narciza piange per la seconda volta la morte di un figlio!

Un tempo si era molto più abituati ai lutti, e la morte in giovane età non era una cosa rara certo è che rimane pur sempre una cosa innaturale sopravvivere ai propri figli specie quando ormai si è arrivati ad un età così tanto avanzata!!!

Questo grave lutto porta serie ripercussioni su Narciza; di questo ben ce ne parla la zia Francisca, vedova proprio di Palmo Tirloni, la zia racconta che per la suocera Narciza la perdita del figlio Salvador avvenuta quasi 40 anni prima era stata meno difficile da superare poiché non lo aveva visto morire infatti Salvador viveva nel seminario di Sao Leopoldo e soprattutto si era staccato prestissimo dalla famiglia per vivere la sua vocazione. Probabilmente quando Narciza era venuta a sapere della sua morte era ormai molto tempo che non lo vedeva più mentre nel caso di Palmo tutto è stato diverso poiché lo ha visto ammalarsi, peggiorare e spegnersi davanti ai suoi vecchi occhi.

La zia Francisca racconta che la suocera sapeva benissimo che la tristezza per questa perdita avrebbe potuto farla morire ma purtroppo faceva molta fatica a reagire ed il suo pensiero andava sempre verso quel secondo figlio che l’aveva preceduta nell’aldilà. Racconta la zia Francisca che la suocera Narciza diceva: “quando che s’è vec nao è bon ciapà una pasion perché l’e difici che se scampa” (= quando si è vecchi non è bello avere tristezza perché è difficile che si sopravviva).

Narciza nonstante la grande tristezza continua a condurre la sua vita di tutti i giorni accompagnata dal cachimbo del marito che ormai si è abituata a fumare sempre 3 volte al giorno. I familiari fanno qualche tentativo per cercare di alleviare la madre e farla almeno svagare un po; tra questi tentativi la figlia maggiore Luiza, residente a Brusque, decide di comprare alla madre un bel vestito dicendole che vuole vederglielo indossato quando verrà a trovarla a Nova Trento nel giorno della sagra di Sao Josè il 1 Maggio.

Narciza acconsente, ripone il vestito nell’armadio in attesa di indossarlo ed il giorno prima della festa, il 29 Aprile 1966 chiede alla nipote Juvanita, primogenita della figlia Maria di andarglielo a prendere per stirarlo; lo sistema e lo prepara per farsi trovare dalla figlia il giorno successivo con indosso questo regalo. Quando Maria torna a casa dal lavoro verso le 22.00 la mamma Narcisa le confessa che aveva provato ad andare a dormire ma si era dovuta alzare perché aveva un po di mal di testa e non si sentiva bene...

Supponendo di non aver digerito chiede alla figlia di andare in giardino a raccogliere una ben precisa erba (detta cibasoi) che veniva usata appunto come rimedio per il mal di testa, Maria va a raccogliere le erbe chieste, rientra in casa e avverte la mamma. Narciza è seduta sulla sedia a dondolo, le mani giunte sul petto, la testa leggermente chinata all’indietro e gli occhi rivolti al cielo ma non le risponde. Maria si avvicina, prova a chiamarla ma a questo punto si accorge che la mamma Narciza ormai non c’è più... Aveva quasi 81 anni.

Narciza si spegne per un arresto cardiaco due mesi dopo il figlio Palmo; dopo tutti i dolori che ha passato in vita, almeno nel momento dell’estremo trapasso viene risparmiata da una dolorosa agonia e raggiunge il suo amato Joao in maniera istantanea, senza sofferenze e probabilemente senza quasi accorgersi. Viene sepolta nel cimitero di Nova Trento vicino al figlio Palmo in una tomba in cui in seguito verranno sepolti anche il figlio Argentino (Lino) con la moglie Maria Battisti.

Tomba di Narciza Geselle Tirloni nel cimitero di Nova Trento (fotografia – anno 2009)

Anche nel suo caso sulla tomba vengono riportati errori di trascrizione sia del cognome che della sua data di nascita che viene riportata un anno e mezzo più tardi di quanto in realtà sia avvenuto. Si è preferito dare valore di verità al certificato di battesimo anziché ai vari documenti di matrimonio oppure alla data che appare sulla lapide in quanto questo è il documento più accreditabile tra tutti quelli rinvenuti.

Lascia 6 figli, 47 nipoti probabilmente tutti già nati al momento del suo decesso e forse anche qualche pronipote, purtroppo non abbiamo a disposizione le date di nascita di tutti quindi non possiamo essere più precisi. Al giorno d’oggi rimane vivo ancora un figlio, lo zio Joao Tirloni, ed una nuora la zia Francisca “Checa” Andreoli ved. Tirloni ed è proprio grazie a loro se siamo riusciti a ridare luce a tutta la storia raccontata in questo capitolo.

A questi due zii va il nostro più sincero ringraziamento!

Riguardo alla discendenza di Joao e Narciza non abbiamo ancora a disposizione dati certi sulla sua discendenza ma stando a quanto sappiamo (il censimento fatto negli anni ’80 e poche aggiunte comunicate dai vari discendenti in occasione del mio viaggio in Brasile e nei successivi scambi epistolari) hanno avuto 71 pronipoti e 23 trisnipoti.

I coniugi Joao Tirloni e Narciza Geselle nelle uniche foto che li rappresentano