Una volta sistemate tutte le pendenze e sbrigati tutti gli affari, le vendite e le cessioni delle tante proprietà del padre Alessandro giunge per la famiglia il giorno della definitiva partenza. Esce per l’ultima volta dalla grande casa di famiglia e guarda per l’ultima volta il suo mondo e la sua gente poiché sicuramente tutti sono venuti a salutare la famiglia Tirloni che torna in Italia.
Angelo saluta il fratello Joao che sicuramente per lui sarà stato un esempio da seguire nella sua crescita e saluta le grandi sorelle, sposate ormai da anni e madri a loro volta dei suoi nipotini; per tanto che potesse essere l’affetto che provava per loro c’è da pensare che – causa la grande differenza d’età ed il fatto che erano sposate da tempo e vivevano fuori casa – le considerasse più al pari di zie giovani anzichè propriamente sorelle. Forse nei confronti dei piccoli nipotini si sarà sentito più “vicino”, forse con loro avrà giocato a fare il “grande” quindi c’è da credere che gli sarà dispiaciuto abbandonarli.
Sicuramente avrà sofferto molto ad abbandonare i suoi amici di Porto Franco e magari qualche persona del paese a cui era legato o qualche parente (fratelli della mamma Elisabetta e forse anche del papà Alessandro sempre ammesso che questi ultimi vivessero a Porto Franco) a cui era più affezionato. Come detto non sappiamo se i genitori di Elisabetta, quindi nonni materni di Angelo, fossero ancora vivi e non sappiamo se siano rimasti in Brasile o siano tornati in Italia insieme ma in qualunque caso il giovane Angelo sapeva benissimo – come tutti – che quel saluto che stava dando alla sua gente era un saluto per sempre poiché sapeva benissimo che non avrebbe mai più rivisto nessuno quindi sicuramente anche lui viene preso dalla commozione!!!
Arriva il momento del definitivo distacco e, mentre tutti quelli che erano accorsi per dare l’ultimo saluto restano fermi, il gruppo di 9 persone volta le spalle definitivamente a Porto Franco, si avvia verso l’Italia ed a poco a poco le loro figure scompaiono per sempre ed anche per Angelo, che magari si volta indietro a guardare per l’ultima volta, i volti degli amici e familiari diventano sempre più piccoli fino a sparire e man mano che proseguono anche il piccolo borgo di Porto Franco ed i crinali delle colline a loro tanto familiari finiscono per essere presto inghiottiti dalla fitta vegetazione.
Mentre la nave molla gli ormeggi e salpa alla volta dell’Italia ci piace pensare che anche lui, esattamente come il resto della famiglia, è sul ponte della nave con l’abito bello ed i volto serio per salutare un ultima volta quell’angolo di mondo che ha dato loro davvero tanto e veder sparire la terraferma dicendo dentro di se: “addio Brasile”!
L’esperienza del viaggio in nave deve sicuramente essere eccitante per tutti, soprattutto per i più piccoli; adesso tutti possono capire le differenze tra i racconti che facevano i vecchi emigranti sulle condizioni bestiali dei loro viaggi e la bellezza che le stesse navi possono offrire alle persone più fortunate ed abbienti.
Le condizioni sono decisamente migliori e ci si può riposare oppure esplorare quanto più possibile queste macchine mai viste prima chiamate navi! Può darsi che le avverse condizioni del mare abbiano fatto passare brutti momenti di paura ai più piccoli ma una volta passate le mareggiate tutto ritorna ad essere un affascinante novità. Ci piace pensare al giovane Angelo che, incuriosito ma anche a tratti intimorito da questi mostri di metallo che solcano il mare, si aggira per la nave con il naso all’insù intento a cogliere ogni dettaglio di essa oppure attaccato alle balaustre della nave fisso a guardare l’infinità del mare; tutto un mondo nuovo assolutamente inimmaginabile!!!
Purtroppo il fato avverso si accanisce contro Angelo il quale è destinato a non vedere mai la fine di questo lungo viaggio per mare; anche se non si viaggia più da emigranti in condizioni estreme, una nave resta sempre un modo troppo ristretto ed i rischi sono sempre in agguato; se si verifica un’epidemia tutti i viaggiatori, anche quelli di prima classe, sono in serio pericolo!
Purtroppo non sappiamo con esattezza cosa sia accaduto di preciso; non sappiamo ad esempio se Angelo fosse un ragazzo gracile di costituzione o se al contrario fosse salito sulla nave in pena salute e sia stato solo molto sfortunato, fatto è che durante la traversata il giovane ragazzo inizia ad ammalarsi…
Può darsi addirittura che a bordo si sia verificata un epidemia che ha miracolosamente risparmiato tutto il resto della famiglia ma la cosa appare strana perché credo che sarebbe stata riportata nello scarno racconto giunto fino a noi, molto più probabilmente Angelo è stato vittima di una malattia isolata che ha colpito solo lui – magari una bronchite – e poi è peggiorata.
A nulla valgono le poche cure che il medico di bordo presta al giovane zio Angelo ed in breve tempo il ragazzo chiude per sempre i suoi giovani occhi. Il cammino terreno di Angelo finisce in un giorno del Luglio 1909; aveva solo 13 anni.
Possiamo solo immaginare lo sgomento e la disperazione che attanaglia tutta la famiglia in questo momento… Di Angelo non abbiamo ne fotografie ne documenti e di lui non si sa praticamente nulla, non sappiamo nemmeno con esattezza la sua età; viene citato nelle cronache familiari solo ed esclusivamente per questo aneddoto ma è triste pensare che il giovane è sopravissuto alle insidie della natura selvaggia di Porto Franco ed è spirato per “colpa” della volontà paterna di tornare in Italia.
Purtroppo alla disgrazia si aggiunge la sfortuna: In quei tempi le navi non erano attrezzate con celle frigorifere e quasi sicuramente non avevano a disposizione nemmeno bare per rendere possibile il trasporto della salma fino in Italia. Considerato il fatto che il viaggio per mare durava più di un mese vi erano problemi di igiene non indifferenti a trasportare spoglie mortali specie se il decesso dei malcapitati era avvenuto a seguito di malattie contagiose.
Purtroppo quindi anche i ricchi devono fare i conti con la spietata legge del mare che priva i familiari persino di una tomba su cui piangere: la salma viene chiusa in un sacco bianco, zavorrata con un peso per trascinare a fondo il cadavere ed il tutto viene forse coperto dalla bandiera nazionale. Il funerale del giovane viene celebrato sul ponte della nave, officiato da un alto ufficiale o addirittura dal comandante stesso dopodiché le spoglie mortali di Angelo vengono affidate al mare.
L’ultima immagine di lui che hanno gli attoniti familiari è il sacco bianco che scompare in acqua avviluppato dalla danza macabra di grossi pesci fin’ora sconosciuti (forse si trattava di squali) e sulla nave calerà un cupo silenzio spezzato solo dal pianto dei congiunti.
Di recente è emersa una differente versione relativa a questo decesso che se ad una prima analisi può apparire strana e poco attendibile è al contrario molto possibile e veritiera se si considera la sfrontatezza e determinazione di un personaggio come Alessandro. La storia, anch’essa tramandata dalla zia Giuseppina Martinelli, vuole che il decesso sia avvenuto probabilmente quando la nave si trovava già nel mar Mediterraneo quindi durante gli ultimi giorni di navigazione e proprio per evitare di dover incorrere nella legge del mare e fare il tipico funerale descritto sopra la famiglia decide di tacere tutto e nascondere il cadavere.
Il decesso viene comunicato solo al momento in cui la nave è praticamente arrivata a Genova quindi la salma viene portata a terra e, dopo le esequie, viene sepolta in un cimitero di Genova!!!
Se fosse vera questa seconda ipotesi significherebbe che Angelo è morto senza i conforti religiosi che potevano essere amministrati da un prete che si trovava sulla nave ma non è da escludere che la presenza di un prete non fosse di prassi su ogni nave ed il comandante avesse possibilità di impartire anche una benedizione ai morti. Ovviamente non sono assolutamente certo di questa cosa ma mi sembra strano che la grande devozione cattolica di un tempo non prevedesse qualcosa di ben preciso per simili casi.
Sempre in un simile caso si aprirebbe uno scenario a dir poco assurdo in cui tutti i familiari avrebbero dovuto per alcuni giorni fingere apprensione per la sorte di Angelo mentre in realtà avrebbero voluto solamente piangere la loro tristezza. Davvero non riesco ad immaginarmi la scena di una madre ridotta a trattenere quanto più possibile le lacrime ed i singhiozzi per non destare troppo sospetti…
Sembra incredibile ma di Angelo esiste solo questo racconto orale e non si sa nemmeno con esattezza quanti anni avesse; il suo nome non viene ricordato in nessuna lapide, nemmeno nella grande tomba di famiglia del cimitero di Covo – o, perlomeno, un’eventuale scritta non è giunta fino ai giorni nostri – e su nessun registro comunale o parrocchiale italiano viene annotata la sua prematura scomparsa; forse, a livello burocratico, in un caso come questo erano sufficienti i registri navali. Purtroppo non sappiamo il nome della nave che ha portato la famiglia Tirloni in Italia ma anche ammesso che ne venissimo a conoscenza il secolo trascorso da quei fatti consegna tutto per sempre all’oblio.
L’unica memoria fatta della sua breve esistenza (oltre a questo racconto) è il nome dato al primo nipote maschio nato in Italia 4 anni dopo questa disgrazia: Battista Angelo Tirloni, figlio del fratello Emanuele.
In nessuna delle lettere ritrovate della vecchia corrispondenza si parla di lui…
Questo è davvero incredibile perché ciò che per tutti noi rappresenta l’inizio di questa incredibile avventura familiare che ancora ci lega dopo più di un secolo, ciò che per noi rappresenta il motivo che ci spinge a raccontare la nostra storia dai due versanti dell’Oceano Atlantico, questa diaspora che per noi ha segnato l’inizio della nostra storia per il giovane Angelo è stata la fine di tutto. Se noi ora possiamo essere fieri di come riusciamo a mantenere questa unità familiare dobbiamo sempre ricordarci che c’è stato un giovane che all’inizio di tutto ci ha rimesso la vita!!!