CAPITOLO 14
14.3 Gli anni del matrimonio

Per i canoni del tempo Antonia doveva essere considerata una bella ragazza, sicuramente era ben tenuta e faceva la sua bella figura quando passava per il corso principale di Covo oppure quando si recava alla Messa domenicale. Non abbiamo foto di Antonia da signorina quindi non sappiamo come fosse ma a giudicare dalla foto da adolescente i suoi lineamenti sono sicuramente fini e non bisogna dimenticare che a qui tempi il canone di bellezza femminile imponeva forme sinuose e le donne erano preferite opulente e carnose piuttosto che magre come al giorno d’oggi.

Antonia si fidanza con Francesco Galliani un giovane di ben 10 anni più vecchio di lei. Francesco è nato proprio a Covo il giorno 02 Maggio 1889 ed è il figlio primogenito dei ricchi coniugi Galliani Luigi e Spolti Cecilia. E’ il rampollo di una delle “famiglie bene” di Covo che ha fatto la sua fortuna nel campo dell’edilizia ed anche lui è impegnato nell’attività di famiglia come capo-mastro.

Francesco Galliani ritratto in età adulta (fotografia esposta sulla sua lapide – cimitero di Covo)

Stando alle uniche notizie disponibili riguardo la famiglia Galliani sembrerebbe che il nucleo familiare sia composto da:

1) Il capofamiglia Luigi Galliani (04.01.1861 – 01.10.1924)

2) La moglieCecilia Spolti (10.02.1866 – 02.08.1942)

3) Tre figli:

Francesco (02.05.1889 – 28.09.1948)
Sposerà Antonia Tirloni (13.06.1899 – 14.07.1957)

Orsolina (30.04.1891 – 17.12.1966)
Sposerà Pietro Bosetti (03.06.1886 – 27.02.1965)

Giovanni (18.12.1901 – 07.02.1977)
Sposerà Ines Guarneri (24.04.1906 – 12.10.1976)

I fratelli Orsola e Giovanni Galliani ritratti in età matura (fotografia – anni Sessanta)

Osservando le davvero pochissime foto che disponiamo di Francesco, tutte fatte in età adulta, si può notare che Francesco è oggettivamente un bell’uomo, dai lineamenti ben definiti e marcati; il taglio del suo volto lascia immaginare un uomo di costituzione fisica robusta e forte (quello che si definisce un uomo “ben piazzato”) ed il suo sguardo diretto e deciso lascia immaginare una persona determinata e seria.

E’ uno dei pochi abitanti di Covo – ed unico nella nostra famiglia – ad avere un automobile (mio zio Emanuele ricordava che da bambino piccolo veniva portato all’ospedale di Bergamo per fare le cure proprio dallo zio Francesco) ed è l’unico della nostra famiglia ad aver ricevuto un istruzione ben al di sopra dell’allora media nazionale.

Tutte queste sono “qualità” che sicuramente entusiasmano il vecchio Alessandro il quale ha sicuramente un occhio di riguardo nei confronti della figlia più piccola. Antonia infatti, come detto, cresce sicuramente circondata da più attenzioni e con un trattamento migliore da parte del vecchio padre anche se questo non deve trarre in inganno: si tratta sempre di un occhio di riguardo da parte di una persona che ben abbiamo conosciuto nella sua fredda cattiveria…

Non sappiamo se Francesco serve la Patria durante la guerra ma c’è da credere che molto probabilmente anche lui abbia dato il suo contributo; quel che è certo è che Alessandro sicuramente sprona la figlia a convolare presto, nonostante abbia solamente 20 anni, a giuste nozze con il fidanzato ormai trentenne (che ai tempi non era certo considerato giovane) ed è così che i due si sposano, all’età di rispettivamente 20 e 30 anni il giorno 09 Ottobre 1919 proprio nella chiesa di Covo.

Proprio per il fatto che Francesco al momento del matrimonio ha già 30 anni c’è da ipotizzare che durante gli anni precedenti sia stato anche lui impegnato a difendere la vita sul fronte durante la Grande Guerra; se così è stato sicuramente deve essere stato quanto meno un sottoufficiale: essendo un uomo acculturato ed in possesso di un diploma non avrà passato molto tempo come soldato semplice e sarà sicuramente stato presto elevato di grado. Se questa teoria è vera può darsi che i due sposi si fossero fidanzati solo l’anno precedente e magari lo stesso Francesco, dato che non era più un ragazzino, abbia volutamente accelerato i tempi delle nozze.

Ad Antonia fa da testimone il cognato Agostino Pesenti, marito della sorella Francesca mentre testimone di Francesco è l’amico nonchè cognato (poiché marito di Orsola, sorella minore di Francesco) Pietro Bosetti. Quest’ultimo è uno dei 13 figli di Cesare Bosetti, colui che si contende con Alessandro il titolo di uomo più ricco del paese. Si può ben capire che a questo matrimonio è presente tutto il “gotha” della Covo di quei tempi!!!

I testimoni degli sposi: Pietro Bosetti e Agostino Pesenti ritratti in età matura (fotografia – anni Sessanta)

Purtroppo non sono state fatte (o non sono giunte fino a noi) fotografie di questo matrimonio, nemmeno il tipico ritratto che le coppie (facoltose) facevano dopo le nozze… Possiamo facilmente immaginare comunque i commenti della gente di Covo, del popolino – come si suole dire – nel vedere i rampolli di due famiglie così ricche convolare al “matrimonio del secolo”; sicuramente i due sposi si saranno attirati l’invidia di molta gente!

Atto di nozze di Antonia Tirloni e Francesco Galliani (fotografia – anno 2009)

Grazie alla corrispondenza ritrovata si vengono a scoprire i commenti dei fratelli riguardo questo matrimonio: il fratello Eliseo nella sua lettera scritta alla fine del 1919 riferisce ai fratelli in Brasile: “Il giorno 10 Ottobre si è maritata la sorella Antonia e ha preso per marito Galliani Francesco, si è comodata molto bene”. Appare strano che Eliseo riporti una data di nozze diversa da quella che appare nell’atto del registro ritrovato negli archivi parrocchiali di Covo ma probabilmente si tratta di un semplice errore mentre è molto bella la nota finale il cui si evince il particolare che Antonia è stata fortunata ad accasarsi con quello che un tempo veniva definito “un buon partito”.

L’invidia per questa situazione, come già menzionato sopra, non deve essere stata solo da parte dei compaesani ma anche in seno alla famiglia infatti in una delle lettere scritte dalla sorella maggiore Angelina in Brasile nel 1921 si leggono questi commenti al riguardo di Antonia: “il papà […] mi ha maritata senza tutta la mia dote e le altre sorelle piene di roba specialmente Antonia e Vittoria. Lo sa solo loro quanti denari e roba che hanno portato via, Antonia a fare sempre una Signora girando per il paese…”

Leggendo entrambi i commenti si evince chiaramente che la fortuna economica non manca certo ad Antonia ed è molto interessante soprattutto il dettaglio che il vecchio padre Alessandro ha accordato ad Antonia addirittura una buona dote, cosa davvero incredibile se si pensa alla tirchieria del vecchio patriarca!! Ovviamente la fortuna economica di Antonia non è dovuta solamente alla cospicua dote ricevuta dal padre ma soprattutto va imputata alle fortune del marito Francesco. Come già detto lui ha un impresa edile e ne segue i lavori in prima persona come capo-mastro.

Il lavoro più importante svolto da lui e dalla sua impresa è la costruzione della torre campanaria della chiesa parrocchiale di S. Alessandro Martire nel vicino paese di Cortenuova.

Chiesa parrocchiale di Cortenuova con alle spalle il campanile edificato dall’impresa di Francesco Galliani (fotografia – anno 2009)

Moltissimo sono i cantieri che vengono affidati all’esperienza dell’impresa di Francesco che, grazie alla sua competenza, serietà e correttezza diviene un autentico magnate dell’edilizia. Viene ben presto chiamato con l’appellativo di “Re del cemento” e di conseguenza la moglie Antonia diventa la “Regina del cemento”.

Tutti i progetti meno semplici da realizzare prendono forma proprio grazie alla bravura sua e dei suoi manovali che diventano in breve molto qualificati e, data la grande mole di lavoro, moltissimi sono i giovani che vengono costantemente reclutati dalla sua impresa per affiancare i vecchi ed imparare questo mestiere. Dai racconti dei vecchi di Covo si scopre che in paese praticamente tutti i muratori che hanno iniziato a lavorare in proprio nel secondo dopoguerra avevano imparato il mestiere proprio lavorano per “Cèco Gras” – come veniva chiamato e tutt’oggi ricordato forse più per una questione economica che per in fattore di robustezza fisica – l’om dela Sciùra Tògna”.

Dal canto suo Antonia diventa ben presto una delle donne più in vista del paese e rimane ben impressa nei ricordi e nell’immaginario di tutti quelli che l’hanno conosciuta che ne parlano ancora al giorno d’oggi come di “un’autentica signora” decantandone la figura, la cura e la raffinatezza assolutamente unici ed inarrivabili nel paese di Covo.

Ritratti di Antonia Tirloni Galliani (fotografie – anni ’30)

In entrambi i ritratti che possediamo, databili intorno agli anni ’30 Antonia appare infatti sempre molto elegante e ben curata, indossa sempre orecchini (probabilmente di perle) e collane. Il suo volto non appare certo minuto ma, in verità, è molto più “pieno” di come ce lo si potrebbe aspettare dall’adolescente vista nella foto del 1912. La pettinatura ondulata è sicuramente ricercata e la pelle è molto liscia, segno anche questo di persona benestante e curata; l’unico dettaglio che utile per una datazione di queste foto è la presenza del ciuffo bianco di capelli sulla tempia destra che lascia quasi pensare più ad un inizio di canizie precoce (caratteristica ereditata dal padre) che ad un problema di tinta per i capelli. Pare infatti strano che la zia Antonia, così attenta alla sua persona sia andata a posare dal fotografo con la “ricrescita” ben in vista!!!

Se i due sposi non devono certo far fronte ai problemi economici devono purtroppo vedersela con un problema che all’epoca era considerato forse in assoluto il peggiore di tutti: nella bella e grande casa, sul corso principale di Covo, in cui vivono manca l’allegro chiasso dei bambini.

Soprattutto un tempo i figli venivano visti come una “benedizione” dal punto di vista ecclesiastico, come un “esigenza” dal punto di vista sociale e personale (qualcuno che prosegue la tua stirpe e ti aiuta durante la vecchiaia) ma anche come un “dovere” dal punto di vista politico: non bisogna infatti dimenticare che gli anni in cui si dipana la storia di cui stiamo parlando sono gli anni in cui prende piede il Fascismo e, secondo il dettame fascista la donna doveva “dare figli alla patria” tant’è vero che le famiglie con prole numerosa venivano pubblicamente encomiate e premiate dal Duce in persona come esempio da seguire.

Erano questi anni un cui venivano attuate vere e proprie politiche di incentivazione delle nascite ed anche venivano volutamente ostentate la virilità maschile e la “fecondità” femminile; tanto per spiegarsi meglio basta pensare che in quei tempi nel gergo comune per indicare che una giovane ragazza era adatta al matrimonio si soleva dire che la giovane aveva “fianchi per figliare”. La mancanza di figli in una coppia faceva crollare tutto questo mito a cui tutti venivano forzatamente indottrinati e quindi le malcapitate coppie venivano additate come “anormali” se non addirittura derise e, come è accaduto per millenni, la colpa di questa vergogna ricadeva sempre sulle donne…

Non sappiamo come i due coniugi abbiano vissuto questo problema e non si è mai venuto a conoscenza di commenti fatti in famiglia; fortunatamente tra la brava gente timorata di Dio l’umana pietà aveva il sopravvento e questi diventavano i tipici argomenti delicati di cui si doveva parlare il meno possibile ma c’è da credere che soprattutto Antonia abbia sofferto moltissimo per questo disegno del destino.

Nonostante il loro elevato status sociale e le loro ricchezze, Francesco ed Antonia sono accomunati da una caratteristica che viene loro universalmente riconosciuta da tutti quelli che li hanno conosciuti: la bontà!

Le poche cronache familiari che lo riguardano descrivono Francesco come una persona davvero buona e disponibile, che non si tira mai indietro dall’aiutare come può chiunque gli chieda soccorso ed anche la moglie non è da meno e ne darà ampia prova nel futuro.

Forse anche proprio grazie alla loro buon cuore ed alla propensione a fare del bene, la coppia decide di superare il problema della mancanza di figli crescendo, come fosse la loro figlia, una bambina a cui si sono affezionati:

Bruna Liana Calegari (22-02-1924 / 26-08-1996)
Sposerà Renato Moro (nato nel 1916)

Non sappiamo con precisione quando i due coniugi iniziano a prendersi cura di questa bambina e non sappiamo nemmeno come mai la loro scelta sia ricaduta proprio su questa bambina. Non sappiamo nemmeno se sia stata fatta una legale pratica di adozione; sappiamo solamente che la bimba è stata cresciuta con tutte le attenzioni e l’affetto che i due coniugi avrebbero riversato su quella che in famiglia verrà da tutti considerata la loro “unica figlia”.

Dai pochi racconti sentiti dalla gente di Covo che ancora ricorda questa storia emergono alcuni particolari tra loro contrastanti:

- da una parte si racconta che la famiglia Calegari era, al tempo, tra le più facoltose di Covo ed addirittura vantava origini nobiliari;

- dall’altra parte i vecchi Covesi ricordano invece che Bruna era la figlia di un sarto di Covo con molti figli e poco pane da dare loro da mangiare e di conseguenza aveva accettato di buon grado che la piccola Bruna venisse “fiolada” - come si diceva una volta parlando delle adozioni - dai benestanti coniugi Galliani. Non c’è da stupirsi perché un tempo capitava spesso che famiglie indigenti davano i propri figli in affido o in adozione a coppie benestanti proprio per garantire ai figli un po di benessere ed una vita migliore di quella che avrebbero potuto fare in seno alla famiglia naturale.

I due racconti si intrecciano quasi alla pari ed è difficile capire quale dei due sia più veritiero… Probabilmente il padre naturale di Bruna apparteneva ad un ramo collaterale (meno fortunato) della ricca famiglia Calegari oppure il periodo di opulenza della famiglia va collocato in un periodo antecedente a quello in cui sono avvenuti questi fatti. Comunque siano avvenuti i fatti, la situazione familiare si stabilizza con l’ingresso di questa bambina che, come già detto, resterà l’unica adottata dalla coppia.

Francesco, grazie all’agiatezza economica di cui dispone ma soprattutto grazie al fatto che non è avaro come il suocero Alessandro, fa vivere la famiglia in un tenore di vita decisamente elevato per i canoni dell’epoca anche perchè il suo lavoro ed i suoi interessi, passati incolumi dalla crisi post-bellica e dalla tremenda Quota 90 che aveva falcidiato la fortuna economica del vecchio suocero Alessandro, vanno sempre più aumentando proprio grazie all’espansione economica che l’Italia conosce sotto il Ventennio Fascista. E’ questo un periodo che trasforma l’Italia in un gigantesco cantiere per la costruzione di ogni genere di infrastrutture pubbliche e private un po ovunque; sono anni in cui l’industria e l’imprenditoria (soprattutto quella edile) vedono le loro fortune crescere sempre di più!

La figlia Bruna conduce, nella casa dei genitori adottivi, una vita decisamente bella; non le manca nulla e viene cresciuta nel migliore dei modi. Abbiamo di lei una fotografia addirittura “a colori”, autentica rarità per l’epoca!!

Bruna Liana Calegari ritratta in giovinezza (fotografia – primi anni ’40)

Viene istruita presso i migliori istituti e viene introdotta nel “bel mondo” della gente benestante. E’ proprio in questo ambiente che fa conoscenza e si fidanza con un giovane di 8 anni più vecchio di lei: Renato Moro, nato nel 1916.

Questi appartiene ad una famiglia originaria del Salento pugliese che in seguito diventerà molto famosa grazie ad un cugino coetaneo di Renato: il famoso Onorevole Aldo Moro (1916 – 1978), 5 volte Presidente del Consiglio dei Ministri e presidente della Democrazia Cristiana barbaramente rapito ed ucciso dalle Brigate Rosse; un omicidio, questo, destinato a scuotere le coscienze di tutti, persino di un uomo con una Fede granitica come il Santo Padre Papa Paolo VI che durante l’Omelia tenuta durante la solenne commemorazione pubblica arriverà a pronunziare queste parole: “…Tu, o Dio, non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di quest'uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico…”

Non sappiamo quando avvenga il matrimonio tra Bruna e Renato Moro, sicuramente nell’immediato Dopoguerra. Di questo matrimonio è giunto fino ai giorni nostri un album di fotografie davvero molto belle in cui viene messo ben in evidenza il fasto di quella giornata e permette a tutti noi di calarci come spettatori nell’atmosfera di quel tempo.

Album di nozze di Bruna Liana Calegari e Renato Moro (fotografie – fine anni ’40)

E’ proprio una fortuna che questo album si sia conservato fino ai giorni nostri perché ci svela molti dettagli che sarebbero andati altrimenti persi come ad esempio l’Alta Uniforme indossata dallo sposo, gli invitati (nomi celebri nella Covo di quel tempo) ed ovviamente i volti dei nostri familiari.

Francesco appare in due fotografie e si può notare che è ancora incredibilmente giovanile nonostante si stia avvicinando ai 60 anni; è praticamente identico all’unica altra fotografia che conosciamo di lui (quella posta sulla sua lapide nel cimitero di Covo) tant’è che viene quasi da pensare che anche quella foto sia stata fatta in questo periodo e cioè alla fine degli anni ’40. Data la totale somiglianza con l’altra foto non ci sono dubbi sul suo riconoscimento e veramente c’è da costatare che Francesco non ha nemmeno un capello bianco ed ha la pelle ancora liscia e senza rughe.

Al contrario Antonia appare davvero molto invecchiata nonostante non abbia nemmeno 50 anni… Anche se ha 10 anni in meno del marito sembra molto più vecchia di lui: ha i capelli quasi del tutto bianchi, il collo rugoso ed è vestita, tutto sommato, dimessa. La sua proverbiale eleganza è totalmente sparita e viene quasi da chiedersi se sia veramente lei!!!

Antonia Tirloni e Francesco Galliani, particolari dell’album di nozze di Bruna Liana Calegari e Renato Moro (fotografie, fne anni ‘40)