CAPITOLO 2
2.7 La scelta di ritornare

Nonostante il suo carattere durissimo, che ben rivela una quasi totale mancanza di sentimenti, anche Alessandro probabilmente avverte un po’ di nostalgia per la sua patria nativa; come si è più volte detto tutti gli emigranti di Porto Franco sono molto legati alla loro madre-patria e tutta la vita di questa comunità è scandita ancora esattamente come fossero in Italia. Anche l’isolamento che la colonia ha dal “mondo evoluto” della città facilita molto questo mantenimento dell’identità e delle abitudini che rimane anche nei giorni nostri incredibilmente radicato.

Alessandro ed Elisabetta sono due coniugi ultra cinquantenni (quindi ai tempi considerati già anziani) con nostalgia per l’Italia e si rendono conto che ormai i figli sono grandi ed iniziano a sposarsi e impostare le loro vite in questo nuovo mondo. I due iniziano a pensare che saranno costretti a passare tutta la loro vita in Brasile senza mai più rivedere il paese che ha dato loro i natali. Se a queste considerazioni si unisce anche l’aspetto legale ed economico delle tasse da pagare anche in queste terre che prima erano libere… si può ben capire che il pensiero di tornare in Italia si fa sempre più pressante e sicuramente fa passare notti insonni persino ad Alessandro.

Non si sa con sicurezza cosa effettivamente ha spinto il capo-famiglia a prendere la decisione finale, non si sa quale di tutti gli aspetti citati sopra abbia prevalso nella sua mente ma c’è da credere che di fronte ad una decisione così difficile persino Alessandro, abituato ad affrontare tutto sempre di petto e senza esitazioni, si sia soffermato a riflettere e ponderare ma alla fine prende la sua seconda grande decisione: si torna in Italia!!!

Non sappiamo come i figli accolgono questa decisione; non sappiamo se si sono trovati di fronte ad una scelta irrevocabilmente presa o se sono stati coinvolti fin da subito nelle riflessioni paterne. E’ bello pensare ad una scena tipica da “focolare domestico” in cui tutta la famiglia (la moglie, tutti i 12 figli, i 3 generi e – perché no – anche i nipotini) si riunisce attorno al tavolo per ascoltare le idee del papà; è bello pensare che tutti, a sentire una tanto difficile proposta, esprimano i loro più variegati punti di vista (anche in considerazione della vasta gamma di età e di affetti/interessi delle persone coinvolte) per giungere tutti insieme alla scelta più giusta ma, conoscendo il caratteraccio di Alessandro, niente di più facile che i figli abbiano potuto parlare davvero molto poco ed abbiano influito ben poco sulla scelta finale.

Non sappiamo nemmeno se ai vari membri viene data libertà di scelta sui loro destini. Sicuramente Elisabetta è obbligata a seguire il marito per dovere coniugale ma suppongo che l’idea di ritornare in Italia tutto sommato non le dispiaccia del tutto. I figli più giovani (Francesca, Eliseo, Angelo e Antonia) sono praticamente obbligati a seguire i genitori in Italia; le figlie sposate ed i generi vengono sicuramente lasciati liberi di decidere per loro conto ma cosa succede ai 5 figli grandi non ancora sposati?

Buona regola impone che le figlie nubili rimangano insieme ai genitori poiché in quell’epoca è disdicevole staccarsi dalla famiglia: le ragazze serie escono di casa o sposate o suore, non è permesso loro fare le avventuriere!!! Non sappiamo se Angela e Vittoria avessero dei fidanzati a Porto Franco con cui sposarsi; sappiamo solo che sono tornate in Italia insieme ai genitori ed ai fratelli più giovani.

Le figlie sposate ed i tre generi fanno la scelta quasi scontata di restare in Brasile, la loro vita ormai ha preso una rotta ben definita e non se la sentono di cambiarla ma cosa viene detto a Joao, Vittorio ed Emanuele? Possono scegliere il loro destino o sono obbligati ad obbedire alla volontà paterna???

E’ più che scontato che Alessandro voglia che i suoi tre figli maschi già grandi vengano con lui in Italia per lavorare la terra che si appresta a comprare. Non avrebbe senso altrimenti comperare un’azienda per farla lavorare a terzi; i tre figli rappresentano una forza lavoro assolutamente indispensabile per i progetti di Alessandro quindi non è assolutamente disposto a perderli.

Comunque sia comprare terra dall’altra parte del mondo e far muovere una famiglia di 10 persone non è certo cosa da poco, tutto deve essere organizzato meticolosamente ed Alessandro fa le cose davvero per bene. Comunica al figlio maggiore Joao che vuole partire insieme a lui ed andare in Italia con l’intento di visionare alcune aziende agricole in vendita e comprarne una in cui poi trasferirsi ed i due si imbarcano diretti verso l’Italia.

Questo è il primo viaggio per Joao che probabilmente non si è mai mosso dalle zone in cui è nato e cresciuto mentre per Alessandro questo viaggio rappresenta il giusto premio dopo anni di fatiche e coraggio non indifferente. Non viaggia più da emigrante nelle condizioni pietose e fatiscenti del viaggio di andata; lui torna da vincitore e può permettersi un viaggio decente, è in compagnia del figlio maggiore e può quindi “godersi” il viaggio senza dover tenere d’occhio tutta la sua numerosa famiglia. Si può dire che per la prima volta dopo più di 30 anni passati a lavorare, in mezzo alla gente ed ai familiari può finalmente godersi la tranquillità del silenzio e la quiete del riposo (anche se si fa davvero fatica ad immaginarlo ozioso).

Viaggiatori di prima e seconda classe (fotografia - inizio Novecento)

Questo è il primo viaggio per Joao che probabilmente non si è mai mosso dalle zone in cui è nato e cresciuto mentre per Alessandro questo viaggio rappresenta il giusto premio dopo anni di fatiche e coraggio non indifferente. Non viaggia più da emigrante nelle condizioni pietose e fatiscenti del viaggio di andata; lui torna da vincitore e può permettersi un viaggio decente, è in compagnia del figlio maggiore e può quindi “godersi” il viaggio senza dover tenere d’occhio tutta la sua numerosa famiglia. Si può dire che per la prima volta dopo più di 30 anni passati a lavorare, in mezzo alla gente ed ai familiari può finalmente godersi la tranquillità del silenzio e la quiete del riposo (anche se si fa davvero fatica ad immaginarlo ozioso).

Il primo figlio maschio che lo accompagna rappresenta per lui quasi un trofeo da esibire, la prova tangibile della sua riuscita nella vita: un ricco signore economicamente arrivato accompagnato dal suo rampollo, qualcuno che continuerà il suo operato e che porterà avanti il suo nome. Joao, dal canto suo, dopo anni di duro lavoro nelle segherie del padre prova per la prima e forse unica volta nella sua vita la bellezza ristoratrice del riposo e della vita comoda.

Chissà di cosa avranno parlato i due durante il lungo viaggio in mare, forse almeno in questa occasione Alessandro riesce a svagare un pò la mente da tutti i pensieri che sempre lo arrovellano, forse riesce anche per un attimo a diventare un buon compagno di viaggio, magari descrive al figlio (quasi sicuramente in tono quanto meno burbero) le difficoltà di quando lui, pressappoco alla stessa età del figlio, ha attraversato questo oceano carico di speranze e di sogni ma con le immagini di stento e miseria perennemente davanti agli occhi. Purtroppo nessuno sa nulla…

Dopo più di un mese di navigazione padre e figlio giungono in Italia (molto probabilmente a Genova) e da qui partono alla volta di Bergamo: la terra madre. Alessandro rivede finalmente la sua terra, le sue origini ed il figlio Joao vede finalmente questi posti tanto diversi dalla realtà a cui è abituato e che sicuramente ha ascoltato tante volte nei racconti degli anziani di Porto Franco.

La ricerca di un’azienda agricola da comperare spinge i due a Covo, un paese distante pochissimi chilometri da Bariano, il luogo dove è nato Alessandro, e qui trovano nelle campagne a sud-ovest del paese, lungo la strada che conduce al vicino comune di Camisano, una cascina di circa 700 pertiche che Alessandro decide di comprare: la Battagliona (chiamata con voce dialettale “La Batiuna”).

Cascina Battagliona: vista della casa dove abitavano i Tirloni e vista d’insieme dell’aia (fotografie – anno 2002)

Proprio mentre si trovano nella corte di questa azienda Alessandro inizia a descrivere al figlio l’idea che ha in mente per sistemare tutta la sua grande famiglia e inizia a indicare dove il figlio può costruire la casa per se ma proprio a questo punto succede una cosa che Alessandro proprio mai si sarebbe aspettato: il figlio Joao confessa al padre che la sua fidanzata non è disposta a venire in Italia e lui non vuole lasciarla (come invece farà il fratello Emanuele con la sua) quindi comunica al padre la sua ferma decisione a rimanere in Brasile!!!

Di questo aneddoto c’è una bellissima e appassionata testimonianza resa dalla vecchia zia, tutt’ora residente a Nova Trento, Francisca Andreoli ved. Tirloni. Lei diventerà nuora di Joao ma non lo conoscerà mai personalmente, sentirà questa storia raccontata dalla suocera Narcisa, vedova di Joao, che la raccontava spesso.

La zia racconta, in un dialetto misto bergamasco/veneto in cui compaiono parecchi termini in portoghese: ‹‹ so pai del me poro sogro el diseva: “ndom en Italia perché che me ma se anse po de sta; ndom a Berghem, scoldem un toc de tera la ‘ndela Italia” alura i è andai via e de fatto i ga scoldet sto toc de tera e lù l’ga dit: “che ti puoi farte una casa per tì là e vegnem tuti qua n’Italia”. Alura el me sogro el’ga dit: “vardè, pai, me so vegnit en Italia a comapagnarve voaltre, per discutere, per fa el negose, ma mi de Nova Trento mi non mato (???) perché mi voro ben alla Narcisa e mi voi maridarme là e par la Italia no vegno” (= il padre del mio povero suocero [= Alessandro] diceva: “andiamo in Italia perché qui non mi va più di rimanere; andiamo a Bergamo e prendiamo la terra là” difatti poi sono andati in Italia ed hanno comprato la terra e lui [= Alessandro] ha detto: “in questo posto puoi farti una casa per te e veniamo tutti in Italia”. Allora mio suocero [= Joao] ha detto: “Guardate, papà, io sono venuto in Italia per accompagnarvi, per discutere, per fare la negoziazione ma io da Nova Trento (forse la zia si è confusa, intendeva dire Porto Franco) non me ne vado perché io voglio bene a Narcisa e sono deciso a sposarmi quindi non vengo in Italia ››.

Da questo racconto, a dire il vero, pare addirittura che Alessandro già sapesse dove andare a comprare la terra… Forse aveva contatti in Italia – magari addirittura con i suoi familiari – i quali gli avevano fatto sapere dove e come muoversi ma questa è solamente una supposizione quasi sicuramente errata.

Questa decisione di Joao è un autentica pugnalata per Alessandro!!! Padre e figlio a questo punto ritornano in Brasile per organizzare il trasloco della grande famiglia ma questo viaggio per entrambi è sicuramente meno rilassante del viaggio di andata...

Alessandro è arrabbiato e sicuramente anche dispiaciuto per la nuova piega che hanno preso gli eventi e possiamo immaginarlo mentre tenta, con i suoi modi bruschi, di convincere il figlio a parlare con la fidanzata ed “obbligarla” a seguirlo oppure addirittura a lasciare la fidanzata per seguire la famiglia in Italia. Conoscendo il brutto carattere di Alessandro c’è anche da credere che si arrabbi talmente tanto da non rivolgere la parola al figlio o addirittura dirgli che non ha alcuna intenzione di presenziare a questo matrimonio. Purtroppo non sappiamo esattamente come siano avvenuti questi eventi e non sappiamo nemmeno come abbia accolto la notizia la famiglia quando i due sono rientrati a Porto Franco ma di certo non deve essere stato un momento facile.

Ora tutti si ritrovano insieme a Porto Franco e considerati i tempi di percorrenza delle navi si può immaginare che il viaggio dei due sia durato almeno 4 mesi!!! In Brasile ci sono molte cose da fare prima di partire: oltre alle inevitabili cose da portare in Italia vi sono anche da regolarizzare tutti gli aspetti burocratici, la vendita e la successione delle varie terre e proprietà ai figli che rimangono in Brasile.

Probabilmente Alessandro conserverà per tutta la vita astio nei confronti del figlio Joao ma ciò nonostante decide di non diseredarlo, forse perché tutto sommato è conscio che il coraggio dimostrato dal figlio altro non è che lo stesso coraggio che lui ha sempre avuto per tutta la vita. Tutto sommato quel figlio un po gli assomiglia!

Al figlio Joao lascia tutte le sue proprietà di Acqua Negra, la località posta molto distante dal paese lungo la via che porta a Nova Trento e di questo fatto c’è sempre la testimonianza della zia Francisca di Nova Trento che racconta: “la me puora sogra la disia che l’ga lasat la vaca i porci, le galine e la casa, casa de madera, e tutto che ghera e lur i ga ciapà su e i è’ndat tuti enbora con la famiglia …e lu l’è restà lì” (= la mia povera [defunta] suocera raccontava sempre che gli ha lasciato la mucca, i maiali, le galline, la casa (di legno) e tutto quello che c’era [= la segheria] e loro hanno preso e sono andati tutti via …e lui è restato lì).

Al figlio Joao lascia il 50% di un piccolo emporio che sorge proprio attiguo alla casa della figlia Albina (che lo gestisce personalmente già da qualche anno) ma soprattutto lascia i terreni di sua proprietà siti in una località di Porto Franco chiamata “Colônia” su cui c’è una casa ed alcune infrastrutture tra cui probabilmente anche una fornace per i mattoni. In questa proprietà viveva da tempo (ed i suoi discendenti continuano a vivere ancora al giorno d’oggi) Stefano Colombi, fratello di Elisabetta e quindi zio di Joao ed anche la famiglia Zanca che da sempre ha affiancato i nostri parenti aiutandoli.

Di questo fatto c’è sempre la testimonianza della zia Francisca di Nova Trento che racconta: “la me puora sogra la disia che l’ga lasat la vaca i porci, le galine e la casa, casa de madera, e tutto che ghera e lur i ga ciapà su e i è’ndat tuti enbora con la famiglia …e lu l’è restà lì” (= la mia povera [defunta] suocera raccontava sempre che gli ha lasciato la mucca, i maiali, le galline, la casa – casa di legno – e tutto quello che c’era e loro hanno preso e sono andati tutti via …e lui è restato lì).

Alla figlia Joana lascia (o più probabilmente vende) una proprietà nella località nominata “Gabiroba”, lascia l’attività di “mensa” e l’emporio; sicuramente lascia qualcosa o vende qualche appezzamento terriero anche alla figlia Albina ma di quello non ci sono prove.

Vende una sua grossa proprietà alla cifra di 1.000.000 di Reis alla figlia Rosa ed al genero Carlos e lascia al consuocero Pietro Giacomo Morelli (padre dell’altro suo genero Joao) la procura di rappresentarlo legalmente e fare da intermediario finchè Rosa e Carlos non avranno saldato il debito che hanno con Alessandro. Non ho idea di come quantificare il cambio dell’epoca ma la cifra appare comunque davvero ingentissima! Dal documento redatto per questa transazione si evince che la giovane coppia non ha soldi a sufficienza per liquidare subito il debito (che verrà saldato in due tranches del 50% in due anni) e proprio per questo vengono iscritti su un “registro debiti” ufficiale.

Atto notarile del debito contratto da Rosa Tirloni e Carlos Tridapalli verso Alessandro Triloni (anno 1911)

Non si sa se fosse una prassi obbligatoria dovuta al fatto che si vendevano dei terreni oppure sia stata fatta volutamente da Alessandro ma se quest’ultima ipotesi fosse vera tutto ciò è incredibile perché dimostra che quando c’erano di mezzo i soldi lui non si fidava nemmeno della parola data dai figli!!!

Vende la grande casa in cui abitava alla famiglia Merico, famiglia di emigranti originari del Cremasco che in seguito si imparenterà con Alessandro in quanto uno dei figli del vecchio signor Merico di nome Ludovico sposerà Maria Morelli, figlia di Joana Tirloni e quindi nipote di Alessandro. La grande casa Tirloni negli anni ’60 verrà prestata dal signor Merico al neonato comune di Botuverà e diventerà quindi la prima sede comunale!

Quando tutto è sistemato arriva il giorno della partenza. Dopo 33 anni passati in Brasile Alessandro si appresta a lasciare definitivamente quel piccolo angolo di mondo sperduto nel mato dove si parla in bergamasco che è nato e si è sviluppato anche (o per meglio dire “soprattutto”) per merito suo. Era arrivato in queste terre giovane, carico di speranze e voglia di fare. Ha trasformato una foresta inesplorata in un borgo brulicante di attività ed ora, a 57 anni, si appresta ad intraprendere una nuova avventura in quella terra che aveva lasciato per disperazione tanti anni prima.

In questa nuova avventura non è da solo ma è accompagnato dalla moglie e dalla maggior parte dei figli; non è uno spiantato ma, al contrario, è un uomo ricchissimo quindi tutto lascerebbe pensare che ormai la strada per lui è comoda ed in discesa ma secondo me non deve essere stato facile per lui compiere questo passo e ricominciare da capo.

Questo è il momento dei bilanci e sicuramente Alessandro si sarà guardato intorno, avrà voluto catturare per l’ultima volta quelle immagini tante volte viste di Porto Franco e della sua gente… abbandonare tutto quello che si è fatto e costruito con il sudore e la fatica non è per niente facile e sicuramente le emozioni che avrà provato non saranno state molto differenti da quando da giovane era partito emigrante alla volta del Brasile.

Sicuramente, per i due coniugi, un impatto forte deve essere stato il momento del definitivo congedo dai loro figli. Possiamo solo immaginare quanto doloroso debba essere stato questo momento, anche per una persona come Alessandro. Il saluto che ci si rivolge reciprocamente è infatti “Addio” e non “Arrivederci”; ci si saluta con la consapevolezza che non ci si rivedrà mai più!!!

Non abbiamo racconti dettagliati di questo momento quindi non sappiamo di preciso come sia stato esattamente questo momento ma ci piace pensare che almeno in occasione di un simile “congedo” tutti fossero presenti insieme agli amici e conoscenti del paese:

- Joana, la figlia primogenita, ha 29 anni ed 8 anni prima ha contratto un buon matrimonio insieme a Joao Morelli che ha 35 anni. I due hanno quattro figli: Luiz che ha 7 anni, Maria che ha circa 5 anni, Anna che ha 3 anni e Josè che ha solo 1 anno.

- Albina, la secondogenita, ha 25 anni ed è sposata da circa 2 anni con il Josè Andrè Maestri che ha 26 anni. Questa coppia ha una figlia di poco più di un anno di nome Maria

- Rosa, la terzogenita, ha 24 anni ed anche lei da 4 anni ha contratto un ottimo matrimonio con il Neotrentino Carlos Tridapalli di 36 anni. Non sappiamo con esattezza quanti figli ha in questo momento la coppia oltre al primogenito Luis di 3 anni

- Joao, il primo figlio maschio, ha come già detto 23 anni ed è prossimo al matrimonio con una ragazza neotrentina di 22 anni di nome Narciza Geselle

Questi sono i familiari che restano ma oltre a loro sicuramente vi sono conoscenti ed amici che salutano i partenti; i vecchi “compagni di avventura” cioè i pionieri che insieme ad Alessandro sono arrivati per primi al porto franco come ad esempio il vecchio signor Pietro Giacomo Morelli (1844 – 1918) con la moglie Annunciata Maria Vavassori (1850 – 1929) ed i vecchi coniugi Maestri (tutti consuoceri di Alessandro ed Elisabetta) ma vi sono anche giovani amici dei figli e sicuramente anche la fidanzata che Emanuele lascia in Brasile.

Vittorio, il secondo figlio maschio di Alessandro è tra quelli che salutano infatti rimane in Brasile ancora un anno per terminare gli studi e raggiungerà la famiglia solo in seguito.

Sicuramente si vedono lacrime, soprattutto c’è da credere che Elisabetta, donna mite e dolce abbia sofferto molto a staccarsi dalle figlie e dai nipotini ma non è da escludere che anche un uomo tutto d’un pezzo come Alessandro si commuove.

Arriva il momento del definitivo distacco e, mentre tutti restano fermi e salutano, il gruppo di 9 persone volta le spalle definitivamente a Porto Franco, si avvia verso l’Italia ed a poco a poco le loro figure scompaiono per sempre ed anche per i partenti, che magari si voltano indietro a guardare per l’ultima volta, i volti degli abitanti e familiari diventano sempre più piccoli fino a sparire e manmano che proseguono anche il piccolo borgo di Porto Franco ed i crinali delle colline a loro tanto familiari finiscono per essere presto inghiottiti dalla fitta vegetazione.

Mentre la nave molla gli ormeggi e salpa alla volta dell’Italia ci piace pensarli ed immaginarli tutti con l’abito bello ed i volti seri sporgersi dal ponte e poi spostarsi verso la poppa della nave per salutare un ultima volta quell’angolo di mondo che ha dato loro davvero tanto e veder sparire la terraferma dicendo dentro di loro: “addio Brasile”!

Come per il viaggio intrapreso pochi mesi prima sicuramente anche questa volta le condizioni in cui la famiglia viaggia sono belle. Alessandro ha le possibilità economiche per far viaggiare tutti in prima classe ma visto il grande numero di viaggiatori c’è da presumere che il patriarca opti per far viaggiare la famiglia nella più economica ma pur sempre dignitosa seconda classe.

Adesso c’è da credere che sia Elisabetta, dopo tanti anni di duro lavoro, a godersi il riposo e la “vittoria sociale” che il suo status le offre. E’ una signora di mezza età (53 anni) appartenente alla ricca borghesia che viaggia in compagnia del marito e dei numerosi figli.

Fa niente se le sue mani non certo curate tradiscono gli anni di duro lavoro e le fatiche alla quale si è dovuta per forza abituare; non fanno più male nemmeno le umiliazioni inflittale dal tremendo carattere del marito e non bruciano più nemmeno tutte quelle volte che per obbedienza coniugale ha dovuto abbassare gli occhi e mandare giù bocconi amari sempre perpetratigli dal marito; lei è riuscita nel suo compito di moglie e madre in quanto ha seguito ed aiutato sempre il marito nella sua avventura garantendogli una numerosa progenie di cui si è sempre presa cura ed ora può definirsi a pieno titolo anche ricca. Questo è sicuramente più di quanto sognasse da giovane emigrante e stavolta è lei a godersi il viaggio della vittoria circondata dai suoi trofei (= i figli).

Vita di bordo in seconda classe (fotografie - inizio Novecento)

Per tutti i giovani questo è il primo viaggio della loro vita quindi sicuramente ricco di emozioni; forse l’unico che non si gode appieno questo viaggio è proprio Emanuele, c’è da credere che lui sia quello che più spesso volge il suo sguardo a poppa della nave e guarda la scia lasciata dallo scafo, una scia che porta al Brasile… Non deve essere stato facile per lui, giovane obbediente e di carattere mite, lasciare la fidanzata per seguire i voleri della famiglia. Chissà come si sentiva… forse come un traditore! Purtroppo non abbiamo più testimonianze di questo fatto.

Tra tutti i membri della famiglia Alessandro è ormai un viaggiatore navigato; questa è la terza volta in pochi mesi che solca il mare ed è sicuramente talmente abituato alle emozioni di questa tratta che tutto potrebbe risultare addirittura noioso ma purtroppo per lui questo viaggio sarà il peggiore di tutti e destinato a non essere mai dimenticato da nessuno di coloro che vi partecipano.

Anche se non si viaggia più da emigranti in condizioni estreme, una nave resta sempre un modo troppo ristretto ed i rischi sono sempre in agguato; se si verifica un’epidemia tutti i viaggiatori, anche quelli di prima classe, sono in serio pericolo!

Ad imbarcarsi al porto di Itajai si erano presentati in 9 ma solamente in 8 sbarcheranno a Genova… Non sappiamo con esattezza cosa sia accaduto e quando sia accaduto; forse c’è stata un’epidemia o forse è stata colpa del fato avverso che ha colpito singolarmente ma purtroppo durante la traversata il penultimo figlio, Angelo, si ammala gravemente ed a nulla valgono le poche cure che gli vengono prestate. In breve Angelo chiude per sempre i suoi giovani occhi; aveva solo 13 anni.

Possiamo solo immaginare lo sgomento e la disperazione che attanaglia tutta la famiglia in questo momento… Di Angelo non abbiamo ne fotografie ne documenti e di lui non si sa praticamente nulla, non sappiamo nemmeno con esattezza la sua età; viene citato nelle cronache familiari solo ed esclusivamente per questo aneddoto ma è triste pensare che il giovane è sopravissuto alle insidie della natura selvaggia di Porto Franco ed è spirato per “colpa” della volontà paterna di tornare in Italia.

Forse Angelo era entusiasta all’idea di prendere una nave e fare un lungo viaggio verso la terra d’origine dei suoi genitori di cui tante volte aveva sentito parlare; forse, al contrario, la cosa lo impauriva ed intristiva perché perdeva gli amici… Non potremo mai saperlo ma quel che è certo è che lui era piccolo quindi apparteneva al gruppo che non aveva scelta e gli è toccata a triste sorte di salire su quella maledetta nave.

Va detto che un tempo si era molto più preparati ed “abituati” alla morte; questa era una compagna che correva sempre molto vicina a tutti infatti, dati gli scarsi mezzi medici, bastava davvero poco o niente per rimettere l’anima a Dio certo è che in mezzo al mare, inerme davanti ad un evento così crudele che si accanisce su un ragazzo così giovane, sicuramente anche Alessandro avrà alzato gli occhi al cielo e avrà chiesto colmo di furente rabbia: “…perché ???...”

Purtroppo alla disgrazia si aggiunge la sfortuna: In quei tempi le navi non erano attrezzate con celle frigorifere e quasi sicuramente non avevano a disposizione nemmeno bare per rendere possibile il trasporto della salma fino in Italia. Considerato il fatto che il viaggio per mare durava più di un mese vi erano problemi di igiene non indifferenti a trasportare spoglie mortali specie se il decesso dei malcapitati era avvenuto a seguito di malattie contagiose.

Purtroppo quindi anche i ricchi devono fare i conti con la spietata legge del mare che priva i familiari persino di una tomba su cui piangere: la salma viene chiusa in un sacco bianco ed il tutto viene forse coperto dalla bandiera nazionale. Il funerale del giovane viene celebrato sul ponte della nave, officiato da un alto ufficiale o addirittura dal comandante stesso dopodiché le spoglie mortali di Angelo vengono affidate al mare.

Funerale in mare (fotografie – anno 1911)

L’ultima immagine di lui che hanno gli attoniti familiari è il sacco bianco che scompare in acqua avviluppato dalla danza macabra di grossi pesci fin’ora sconosciuti (forse si trattava di squali) e sulla nave calerà un cupo silenzio spezzato solo dal pianto dei congiunti.

Di recente è emersa una differente versione relativa a questo decesso che se ad una prima analisi può apparire strana e poco attendibile è al contrario molto possibile e veritiera se si considera la sfrontatezza e determinazione di un personaggio come Alessandro. La storia, anch’essa tramandata dalla zia Giuseppina Martinelli, vuole che il decesso sia avvenuto probabilmente quando la nave si trovava già nel mar Mediterraneo quindi durante gli ultimi giorni di navigazione e proprio per evitare di dover incorrere nella legge del mare e fare il tipico funerale descritto sopra la famiglia decide di tacere tutto e nascondere il cadavere.

Il decesso viene comunicato solo al momento in cui la nave è praticamente arrivata a Genova quindi la salma viene portata a terra e, dopo le esequie, viene sepolta in un cimitero di Genova!!!

Sembra incredibile ma di Angelo esistono solo racconti orali e non si sa nemmeno con esattezza quanti anni avesse; il suo nome non viene ricordato in nessuna lapide, nemmeno nella grande tomba di famiglia del cimitero di Covo – o, perlomeno, un’eventuale scritta non è giunta fino ai giorni nostri – e su nessun registro comunale o parrocchiale italiano viene annotata la sua prematura scomparsa; forse, a livello burocratico, in un caso come questo erano sufficienti i registri navali. Purtroppo non sappiamo il nome della nave che ha portato la famiglia Tirloni in Italia ma anche ammesso che ne venissimo a conoscenza il secolo trascorso da quei fatti consegna tutto per sempre all’oblio.In nessuna delle lettere ritrovate della vecchia corrispondenza si parla di lui…

Intanto che sulla nave la famiglia Tirloni è avvolta dal mesto dolore, in Brasile i fratelli rimasti, inevitabilmente ignari di quanto è accaduto ai loro congiunti in viaggio, si apprestano a fare una festa: il giorno 17 Luglio 1909 nella cappella del “SS Coraçào de Jesus” di Nova Trento il figlio Joao sposa la fidanzata Narciza ed a fargli da testimone è proprio il fratello più giovane Vittorio che si era fermato in Brasile per terminare gli studi. Sembra incredibile, pare quasi che queste nozze siano state fatte volutamente quando tutti erano per mare ed Alessandro non poteva assolutamente fare sentire la sua voce…

Molto più facilmente Joao non appena rientrato dal viaggio in Italia, in cui aveva comunicato al padre le sue intenzioni, ha chiesto in sposa la sua fidanzata ma ha dovuto sottostare alle tempistiche ecclesiali/burocratiche prima di sposarsi e magari Alessandro aveva altre tempistiche da rispettare (per l’acquisto della cascina Battagliona doveva per forza essere presente sul territorio italiano non oltre una data precisa) quindi è per questo che la famiglia non ha potuto attendere e presenziare alle nozze del figlio maggiore.

Forse è andato tutto diversamente e la famiglia era presente alle nozze ma i racconti dei parenti in Brasile concordano nel dire che “tutti sono andati via e Joao è rimasto da solo” e sul Registro Comunale di Bariano viene segnata in matita la nota riguardante Alessandro “trasferito a Covo il 24 Luglio 1909” quindi è impossibile che si trovasse in Brasile dieci giorni prima!

Si sono fatte svariate ipotesi al riguardo di questa nota scritta a matita ma tutte si sono dimostrate prive di fondamento vista e considerata la breve distanza che intercorre tra le due date.