CAPITOLO 14
14.4 Gli anni di vedovanza

Nonostante il suo aspetto incredibilmente giovanile Francesco non sopravvive molto a lungo a questo giorno di festa; farà in tempo a vedere nascere la nipotina Stefania ma dopo soli 6 mesi che è diventato “nonno” il suo destino si compie e viene a mancare il giorno 28 Settembre 1948 a soli 58 anni di età.

Non sappiamo quale sia stata la causa della morte di Francesco, non si tramandano racconti di una sua malattia quindi può darsi che sia morto per colpa di un infarto. Viene sepolto nel cimitero di Covo nella tomba della sua famiglia che sorge proprio a sinistra della tomba della famiglia Tirloni.

Tomba della famiglia Galliani nel cimitero di Covo (fotografia – anno 2010)

Antonia, quando dopo quasi 29 anni di matrimonio rimane vedova, è ancora molto giovane infatti ha solo 49 anni ma decide di non risposarsi e onorare la memoria di un marito tanto buono e generoso come era stato Francesco.

Non sappiamo se al momento della sua morte Francesco si fosse già ritirato dagli affari o fosse ancora nel pieno dell’attività con la sua impresa edile ma c’è da propendere per la seconda ipotesi; molto probabilmente a questo punto la vedova Antonia liquida l’impresa e c’è da presumere che questa non viene rilevata da nessuno in particolare proprio perché (come raccontano i vecchi muratori di Covo) tutte le varie maestranze che prima erano al servizio di Francesco iniziano a lavorare improprio mentre Antonia da questo momento si dedica all’amministrazione dell’ingente patrimonio ereditato dal marito.

Non dimentica la generosità e bontà che sempre hanno caratterizzato il marito e prosegue per tutta la vita nelle opere di bene che aveva sempre fatto insieme a lui, Antonia si prodiga tantissimo nella beneficenza ed ancora oggi in Covo è ricordata da tutti per le sue molteplici opere di carità

Rimane a vivere nella grande casa posta sul corso principale di Covo in cui spesso vanno a trovarla parenti e conoscenti; sul tavolo della sua sala spicca un grande vassoio che è sempre pieno di caramelle e cioccolatini – autentica ed inusuale prelibatezza per l’epoca – che entra a pieno titolo nei ricordi di tutti i bambini e ragazzi che l’hanno conosciuta.

Purtroppo per questi ragazzi l’educazione di un tempo impediva loro di poter approfittare dei dolci doni che Antonia proponeva loro, al massimo si poteva accettare un solo cioccolatino altrimenti si veniva etichettati come maleducati ed ingordi ma ancora oggi nei racconti di molti si sente dire: “la prima volta che ho mangiato i cioccolatini è stato a casa sua”.

Mio padre sempre ricorda che quando da bambini (ma anche da ragazzi, perché i dolci fanno gola ad ogni età) si andava a trovare la zia Antonia era sempre un misto di gioia e tristezza perché la zia riceveva sempre nella grande sala in cui campeggiava il famoso vassoio che inevitabilmente catturava in-toto l’attenzione. Peccato che in previsione della visita alla “zia ricca” i genitori ammonissero severamente i figli di non fare brutta figura quindi quando la zia Antonia, durante la visita, tornava ad offrire i cioccolatini la risposta doveva per forza essere un educato “no, grazie” detto molto a malincuore!!!

La sua posizione sociale di signora in vista e riverita da tutti ed il carattere comunque caparbio ereditato dal padre Alessandro si rivelano alla lunga problematici nei confronti del rapporto con la figlia adottiva Bruna con la quale, proprio negli ultimi periodi della sua vita, ha alcuni malintesi che porteranno ad un raffreddamento del rapporto tra le due donne.

Non sappiamo le motivazioni di questi dissapori, probabilmente vanno ricercate in un diverso modo di vedere la vita: Antonia è sicuramente molto conservatrice e, come si direbbe oggi, “all’antica” mentre la figlia Bruna è molto moderna, addirittura più emancipata di quanto i canoni dell’epoca proponessero e questo sicuramente non sarà andato molto a genio alla madre…

Sia Antonia che Bruna sono entrambe molto caparbie e determinate quindi nessuna delle due è disposta a cedere dalle proprie convinzioni: così come Bruna non accetta di “regredire” dalla sua emancipazione altrettanto Antonia non si capacita del fatto che la figlia non ascolti i suoi rimproveri ed esegua i suoi consigli.

Purtroppo questa contrapposizione peggiorerà sempre di più fino a diventare irreversibile: Antonia e Bruna arriveranno a non parlarsi più!

Nella seconda metà degli anni ’50 Antonia inizia ad accusare dolori persistenti e si sottopone ad esami; il referto non lascia speranza infatti Antonia scopre di essere afflitta da un male incurabile. Nemmeno in questo estremo momento di malattia i rapporti con la figlia riescono a trovare una soluzione tant’è vero che durante la lunga e dolorosa malattia viene assistita dalla nipote Narcisa, figlia del fratello Eliseo.

Il cancro la tortura letteralmente e distrugge l’immagine di signora che l’aveva sempre caratterizzata. Soffre davvero molto e la morte arriva quasi invocata come una liberazione dalla lunga agonia il giorno 14 Luglio 1957 all’età di 58 anni.

Viene sepolta insieme al marito nella tomba della famiglia Galliani, vicina anche ai suoi genitori.

Lapide di Antonia Tirloni e Francesco Galliani nel cimitero di Covo (fotografia – anno 2010)

Al suo funerale partecipano davvero moltissime persone, perché davvero tanti sono stati i beneficiari della sua generosità che ora le rendono l’estremo e doveroso omaggio. Di questo fatto viene fatta menzione anche nell’epitaffio riportato sulla tradizionale immaginetta (giunta fino ai giorni nostri) in cui, come riassunto della sua vita, si recita:

“Nella pienezza della vita
schiantata da un doloroso male
rispondeva alla chiamata dello Sposo Divino
che la chiamava al premio
lasciando dietro a sé
luminosa scia di carità
beneficiando i più poveri ed i più bisognosi”.

Immaginetta commemorativa di Antonia Tirloni (fotografia – anno 2009)

Vista l’insanabile rottura dei rapporti con la figlia adottiva Bruna, Antonia arriva alla decisione di diseredarla tant’è vero che alla lettura del suo testamento si scopre che destina tutti i suoi averi alla casa di riposo di Covo.

Non sappiamo se la notizia delle sue ultime volontà fosse stata resa pubblica dalla stessa Antonia negli ultimi mesi di vita oppure sia stata tenuta segreta fino all’apertura del testamento. Nel caso fosse vera questa seconda ipotesi possiamo solo immaginare la sbalorditiva sorpresa che questa notizia genera sia nella nostra famiglia che nella comunità di Covo ma le volontà di Antonia vengono rispettate ed ancora oggi nella casa di riposo di Covo campeggia una targa commemorativa in ricordo di questo gesto.