Alessandro, che ormai è in Brasile da poco più di un anno, si fidanza con una ragazza di nome Elisabetta Colombi, figlia di emigranti italiani nata a Caravaggio (BG) nel 1855 o 1856 (non si sa ancora la sua esatta data di nascita). Questa ragazza è figlia di Callisto Colombi e Francesca Tadini – i documenti riportano diversi nomi (Taddini, Tardini, Thardina) ma il più corretto sembrerebbe essere proprio Tadini.
Questa famiglia è originaria appunto del paese della bassa bergamasca tanto caro e conosciuto a tutti gli emigranti per la presenza del Santuario di Santa Maria del Fonte, noto a tutti con il nome di Santuario di Nostra Signora di Caravaggio, costruito dopo l’apparizione della Santa Vergine avvenuta il 26 Maggio 1432.
La devozione popolare della gente bergamasca (e non solo) verso questo Santuario Mariano è tutt’ora molto grande ed in tempi remoti in ogni casa c’era un’immagine o addirittura un quadretto della Madonna di Caravaggio di fronte a cui le famiglie si riunivano in preghiera.
Gli emigranti spesso portavano con loro questa immagine ed anche in Brasile ci sono molte chiese dedicate alla Madonna di Caravaggio, e proprio nella periferia di Brusque si trova il Santuario Nossa Senhora de Azambuja in cui si venera appunto una di queste immagini portata da un emigrante di Treviglio di nome Colzani.
Elisabetta emigra in Brasile insieme a tutta la sua famiglia e nell’archivio storico di Rio de Janeiro si sono ritrovati i documenti di immigrazione che riportano tutti i dati del viaggio compiuto dalla famiglia.
Il nucleo si è imbarcato sul vapore Ester, partito da Genova il giorno 12 Dicembre 1876 e sono sbarcati a Piuma (nello stato di Espirito Santo) il giorno 21 Gennaio 1877. Da qui si sono reimbarcati sul vapore brasiliano Alice e sono arrivati a Rio de Janeiro il giorno 17 Febbraio 1877 ed infine il giorno 28 Febbraio 1877 si sono imbarcati sulla nave brasiliana Rio Grande con destinazione Itajai dopodichè hanno raggiunto la colonia di Porto Franco.
Per questo viaggio abbiamo a disposizione tutte le date e si può vedere che l’odissea di questi poveri disperati, dal momento della partenza dalle loro case all’arrivo nella nuova terra dura in totale circa 3 interminabili mesi…
Il nucleo familiare è composto dal capofamiglia Callisto Colombi di 49 anni (nato nel 1828), la moglie Francesca di 43 anni (nata nel 1834) ed i loro 4 figli:
- Francesco di 25 anni (nato nel 1852)
- Stefano di 23 anni (nato nel 1854, sposerà Rosa Caresia)
- Maria di 16 anni (nata nel 1861)
- Elisabetta di 13 anni (nata nel 1864, sposerà Alessandro Tirloni)
Analizzando questo documento appare quanto mai evidente la discrepanza riguardante l’età di Elisabetta che viene registrata pari a 13 anni anziché 21 o 22… ma la cosa risulta assolutamente impossibile anche considerando i vari documenti che si possiedono al suo riguardo. A questo punto diventano forti i sospetti anche sulle altre età del nucleo familiare…
Un racconto tramandato dalla zia Giuseppina Martinelli, moglie di Eliseo Tirloni e quindi nuora di Alessandro ed Elisabetta, vuole che i due giovani abbiano fatto addirittura tutto il viaggio per mare insieme e siano giunti quindi insieme in Brasile tant’è vero che la zia raccontava che nei primissimi giorni della loro avventura giravano insieme per le strade a vendere fiammiferi.
Questa storia non è suffragata da nessuna prova ma comunque è anch’essa possibile; per assurdo i due si conoscevano già o addirittura erano già fidanzati ed hanno deciso di intraprendere insieme questa avventura. Se fosse vera questa supposizione significherebbe che Alessandro non ha dovuto affrontare tutto questo ignoto da solo!
Purtroppo, dopo questo documento, nulla si sa di cosa sia successo agli altri componenti del nucleo familiare dei Colombi, non si sa se rimangono tutti in Brasile nè si sa se rimangono tutti a vivere nella regione di Brusque o si spostano in altre zone. L’unica cosa che si sa riguardo alla discendenza di questo gruppo è data da Padre Adilson Colombi che alla fine degli anni ‘90 è venuto in Italia a visitarci e ci ha spiegato come lui discenda da Stefano Colombi, fratello secondogenito di Elisabetta.
Stefano Colombi si sa per certo che rimane a vivere per tutta la vita a Porto Franco ed è il capostipite di una grande famiglia che tutt’ora risiede nell’odierna Botuverà; purtroppo non sappiamo con precisione come sia composta tutta la sua grande famiglia ma di lui ci è rimasta una fotografia che lo ritrae vecchio (probabilmente intorno ai 75 anni) insieme alla moglie Rosa Caresia, ad un figlio e ad alcuni nipoti.
Questa foto, scattata probabilmente nella seconda metà degli anni ’20, è forse la più antica foto che rappresenta la gente di Porto Franco e soprattutto è una delle rarissime foto che rappresenta uno dei pionieri che, se non proprio facente parte del primo nucleo di coraggiosi, è stato tra i primi hanno fondato la piccola comunità di Porto Franco!!!
Durante una visita avvenuta nel Settembre 2010 un nostro parente ci ha raccontato che suo nonno Santo Colombi (un discendente di Stefano) si è sposato con una nipote di Alessandro ed Elisabetta Tirloni (Albertina Maestri, figlia di Albina Tirloni - figlia secondogenita della coppia). E’ un caso davvero molto curioso questo poiché il nostro parente risulta essere legato alla nostra famiglia per ben 3 volte: discende direttamente sia della famiglia Colombi che della famiglia di Albina Tirloni e per matrimonio si è imparentato con noi per una terza volta in quanto ha sposato una discendente di Joana Tirloni (figlia primogenita di Alessandro ed Elisabetta)!!! Questi intrecci familiari, al giorno d’oggi assolutamente impensabili, erano un tempo molto più frequenti, soprattutto in zone scarsamente popolate.
Alessandro ed Elisabetta si sposano il giorno 07 Giugno 1878 e fanno da testimoni i signori Agostino Palloski e Giacomo Pelissoli. Non si ha prova effettiva che il matrimonio sia stato celebrato nella chiesa di Porto Franco poiché a quel tempo la comunità di Porto Franco non veniva considerata come parrocchia a se stante ma come parte integrante della parrocchia di Brusque ed a livello comunale tutte queste terre di pionieri erano considerate indistintamente con il nome “Colonia di Itajai” ma è quanto più probabilmente accaduto.
Analizzando il loro certificato di matrimonio si evidenzia una forte discrepanza tra le età dichiarate dall’atto e le età effettive che avevano i due giovani in questa data: per Alessandro viene riportata un’età di 21 anni mentre invece ne aveva 25, per Elisabetta viene riportata un’età di 18 anni mentre invece ne aveva 22 o 23. Un’altra cosa che lascia forti dubbi a proposito della data di matrimonio è riportata nel registro comunale di Bariano in cui viene riportata come data di matrimonio il giorno 28 Agosto 1876 ma quest’ultima data è in totale contrasto con i documenti di immigrazione relativi a Elisabetta quindi è giudicata assolutamente inattendibile.
Si vede dunque che nel caso di Elisabetta gli errori anagrafici sono lampanti: su due documenti rilasciati a un anno di distanza la data di nascita di Elisabetta cambia di ben 4 anni e sembra assolutamente impossibile che si sia sposata a soli 14 anni. Siccome non ci sono dubbi sulla data di nascita di Alessandro (riportata identica in più documenti) viene da pensare che si tratti di errori di trascrizione avvenuti al momento in cui sono stati redatti gli atti oppure di errori di lettura fatti ai giorni nostri rileggendo i vecchi registri ma non è da escludere che per motivi a noi ignoti le età delle varie persone siano volutamente state comunicate errate.
La coppia si stabilisce nella casa che tutt’ora esiste ed è sita in Rua Kennedy, a pochi metri dalla chiesa e proprio di fronte al rio Itajay-Mirim nella zona immediatamente a monte del “porto franco” di cui si parlava all’inizio. Alle spalle della casa c’è una collina con le pendici tutt’ora ricoperte di rigoglioso e fitto mato che arrivano proprio a ridosso della casa stessa.
Si tratta di una delle poche case in muratura realizzate al tempo; la casa, come la si vede ai giorni nostri è stata ridimensionata; risulta molto più piccola e con il tetto ribassato ma l’aspetto esteriore è stato perfettamente preservato.
Dalle rare foto d’epoca in cui si vede la casa e dai racconti dei parenti si può notare che le dimensioni originarie erano decisamente molto grandi (era lunga più di 20 metri ed aveva un piano sottotetto abitabile) e si capisce che la casa deve aver avuto anche una funzione più “commerciale” quindi con spazio per luoghi di rimesse e foresteria per l’accoglienza a coloro i quali lavoravano nelle numerose proprietà di Alessandro
Oltre che dare accoglienza ai lavoratori la casa serviva per fare posta alla numerosissima famiglia che si viene a creare. Ai giorni nostri un così grande numero di figli appare davvero incredibile ma bisogna considerare che all’epoca era cosa tutto sommato poco sopra alla normalita… Dall’unione di Alessandro ed Elisabetta nasceranno infatti ben 12 figli:
In prima analisi, osservando le date di nascita della secondogenita e terzogenita si nota che risultano nate nello stesso anno a quasi 8 mesi di distanza l’una dall’altra; può darsi che ci sia un errore nella data di nascita di Albina ma entrambe le date sono quelle che da sempre risultano scritte sulle reciproche tombe (non si possiedono i certificati di battesimo). Può darsi che la figlia Rosa, concepita proprio immediatamente dopo la nascita di Albina sia nata prematura e sia sopravissuta.
Come si può vedere tutti i figli nascono in un lasso di tempo di 19 anni e mentre nei primi anni di matrimonio le nascite sono abbastanza diradate negli 8 anni tra il 1884 ed il 1896 nascono addirittura 10 figli. Questo lascia pensare che soprattutto negli anni tra il 1879 ed il 1883 ci siano state le nascite di altri figli magari venuti a mancare prematuramente.
Quando nasce l’ultima figlia i genitori hanno già rispettivamente 47 e 43 anni ma anche in questo caso non è da escludere che siano nati ulteriori figli negli anni immediatamente successivi a questa data anch’essi però venuti prematuramente a mancare.
Proprio leggendo i certificati di battesimo dei figli di Alessandro si ha la certezza che nella colonia di Porto Franco è stata nel frattempo consacrata una piccola cappella dedicata a San Josè in cui vengono battezzati tutti questi bambini.
Osservando i nomi che vengono imposti ai figli si nota che, come da tradizione, alla prima figlia femmina ed al primo figlio maschio vengono dati i nomi dei nonni paterni (che loro non conosceranno mai) e ad una delle ultime figlie viene dato il nome della nonna materna. Stranamente nessuno porta il nome del nonno paterno Callisto Colombi…. Si potrebbe quasi ipotizzare che la coppia abbia avuto un figlio maschio chiamato così ma che il bambino sia morto durante l’infanzia…
Una nota particolare riguarda l’uso dei nomi “Vittorio” ed “Emanuele”: questi nomi sono gli stessi del sovrano che regnava in Italia negli anni di giovinezza di Alessandro ed Elisabetta ed anche al momento della loro migrazione. Forse proprio per onorare le origini italiane il nome del monarca viene impartito a due dei loro figli. Al momento della nascita di questi due bambini il re Vittorio Emanuele II era già morto da alcuni anni ma quasi sicuramente in Brasile non lo si sapeva oppure può anche darsi che la scelta sia stata fatta di proposito per onorare il defunto sovrano.
Come già detto precedentemente non sappiamo nulla di quello che succede alla famiglia di Elisabetta ma ci piace pensare che i suoi fratelli, sorella e genitori rimangano nel paese o nelle terre vicine quindi siano una vera famiglia – proprio come nella tradizione bergamasca – per tutti questi bambini. Ci piace pensare che ci siano dei nonni e degli zii che coccolano i nipotini che raccontino loro le storie del vernacolo e della tradizione italiana; i racconti, magari romanzati per accrescere il loro infantile stupore, della terra italiana e le peripezie del viaggio per mare. Ci piace sperare che anche questi bambini, come tutti i bambini di quel tempo, abbiano potuto vivere la loro fanciullezza in una realtà di tipica famiglia patriarcale bergamasca!