CAPITOLO 6
13.2 - Prima adolescenza

Purtroppo di lui non sappiamo praticamente nulla. Della sua vita non abbiamo nessuna notizia e non sappiamo nulla nemmeno riguardo i suoi tratti somatici… Non solo di lui non esistono fotografie (lui è l’unico dei 12 fratelli Tirloni di cui non esiste – o comunque non è giunta fino a noi – nemmeno una fotografia!) ma addirittura di lui non è arrivata ai giorni nostri nemmeno una superficiale e nebulosa descrizione fisica. Non sappiamo quindi se assomigliasse a qualcuno dei fratelli oppure a qualcuno in particolare dei genitori e non abbiamo idea nemmeno di quali fossero di preciso le sue mansioni all’interno della famiglia.

Non sappiamo se Angelo, nonostante fosse poco più che un bambino, fosse stato avviato dal padre al lavoro nelle segherie – con tutti i rischi che questo comportava – oppure, visto che in questi ultimi anni di permanenza in Brasile la famiglia iniziava a godere di una certa tranquillità economica, sia stato affiancato alla madre ed alle sorelle nel lavoro dell’emporio.

Quasi sicuramente non è mai andato a scuola (fortuna toccata solo al fratello maggiore Vittorio) ma forse è riuscito almeno ad imparare a leggere, scrivere e fare di conto come parecchi dei suoi fratelli. Sicuramente c’è da escludere che abbia magari seguito una vocazione religiosa intraprendendo la via del Seminario altrimenti, in un caso come quest’ultimo, non avrebbe avuto motivo di imbarcarsi per l’Italia con la famiglia ma sarebbe rimasto in Brasile per completare gli studi e prendere i Voti.

La sua vita si svolge dunque in questa piccola realtà “di frontiera” in cui prevale e soverchia la figura dell’ormai anziano padre Alessandro che comanda tutti con il pugno di ferro e pretende da tutti indiscussa obbedienza. Angelo deve sempre rapportarsi con questa figura di uomo che non si fa scrupoli ad uccidere i selvaggi ma anche, accecato dalla rabbia, non ci pensa due volte ad uccidere la persona di colore scoperta a rubare al suo emporio. Chissà come giudica lui, poco più che un bambino, le gesta esagerate e spesso oltre al limite della decenza di questo padre che proprio per il suo modo di fare assolutamente fuori legge viene messo alle strette dai rappresentati dello Stato e gli viene intimato l’out-out (o si adegua alle leggi o gli verrà imposto il rimpatrio coatto in Italia)…

Come già scritto in precedenza non sappiamo come siano andate esattamente le cose in casa Tirloni durante gli anni a cavallo tra il 1908 ed il 1909 quindi non possiamo dire con esattezza come il giovane Angelo abbia appreso la notizia che si sarebbe dovuto trasferire in Italia insieme ai genitori; Sicuramente questa notizia lo avrà sicuramente “scioccato” poiché rappresentava certamente un avventura al di sopra delle sue capacità intuitive: cosa voleva dire “emigrare”? Cosa significava andare in un’altra terra?

Chissà cosa avrà pensato quando ha visto il padre ed il fratello maggiore Joao (che a causa della grande differenza d’età avrà percepito più come un secondo padre che come un fratello) partire da Porto Franco e stare via per mesi…

La differenza tra il giovane Angelo che si apprestava a varcare l’oceano ed il padre Alessandro (quando da giovane ha affrontato il suo primo viaggio) era che sicuramente Angelo sapeva bene cosa volesse dire fare una traversata oceanica in nave, sicuramente aveva sentito moltissime volte i racconti dei vecchi pionieri di Porto Franco ed in questi racconti, giunti fino a noi, non sono mai state nascoste le brutture e le difficoltà che hanno incontrato questi poveri disperati che scappavano per fame dalla loro terra nativa. Quasi sicuramente Angelo si sentiva dire che adesso il viaggio sarebbe stato diverso perchè non si viaggiava più da poveri emigranti ma da ricchi ….ma cosa significava esattamente “viaggiare bene”??? Nessuno poteva dirlo con certezza perché nessuno aveva mai sperimentato cosa volesse dire viaggiare in prima o seconda classe!!!

Sicuramente al ritorno del padre Alessandro e del fratello Joao ci sarà stato spazio anche per il racconto di cosa significa fare un viaggio non in terza classe. Va detto che quando padre e figlio tornano a Porto Franco sicuramente l’atmosfera non era delle più tranquille perché a Covo, nell’aia della cascina Battagliona, Joao aveva comunicato al padre la sua ferma decisione di non seguirlo in Italia ed ora che si ritrovavano di nuovo tutti insieme in famiglia Joao avrà dovuto dare spiegazioni anche alla madre Elisabetta ed ai vari fratelli e sorelle e questo avrà di nuovo innescato discussioni non certo tranquille con il padre Alessandro ma per lo meno, dal punto di vista organizzativo, tutti saranno stati rincuorati del fatto che ora il viaggio sarebbe stato totalmente differente dai racconti tante volte sentiti.

Probabilmente Angelo a questo punto si sarà galvanizzato all’idea di intraprendere questa avventura, probabilmente ha vissuto il momento che lo separava dal grande viaggio in trepidante e smaniosa attesa o magari, al contrario, l’idea di dover abbandonare il suo mondo gli sarà sembrata una punizione tremenda ed avrà sofferto tantissimo e magari anche pianto; sicuramente né lui né nessun altro familiare poteva lontanamente immaginare cosa avrebbe comportato per il giovane salire su quella nave!